Questaè una storia di disumanità e violenza. Siamo a Palermo. E’ il venerdì diCarnevale e un gruppo di amici si sta preparando per andare a una festaorganizzata al “Goa”, nota discoteca della periferia cittadina. Tra di loro cen’è uno vestito da Jocker. Si tratta di Aldo Naro, 25 anni, appena abilitatoalla professione medica. Questa è la sua storia e quella tra il 13 e il 14 febbraiola sua ultima notte.

Sonopassate da poco le tre e il Goa è ancora pienissimo di gente che balla, beve,si diverte. Aldo Naro e i suoi amici sono nel privé, quella che dovrebbe essere la zona più selettiva dell’intero locale.

Mauna banale lite per un cappello da cowboy degenera presto in una rissa. Aldoviene colpito più volte, alle costole, al setto nasale. Intervengono ibuttafuori che lo prendono sotto braccio, cercano di accompagnarlo fuori dal locale.Ma, giunto alle scale che l’avrebbero dovuto portare all’esterno, il 25ennecade. Forse per un mancamento, forse perché qualcuno lo ha spinto, forse per ildolore del setto nasale rotto. Sta di fatto che questa fatalità gli costa lavita. La sua testa, 'scambiata per un pallone di calcio' – come ha detto ilpadre dopo la morte di Aldo - riceve uncolpo violentissimo. Mortale. Aldo Naro muore per emorragia cerebrale prima ancora di arrivare all’ospedale VillaSofia.

Chiè stato a sferrare il calcio che ha ucciso Aldo?

Leimmagini riprese dalle 26 telecamere del locale sono buie, confuse per viadelle luci psichedeliche. Le indagini della polizia si concentrano su un gruppodi cinque ragazzi dello Zen, quartiere periferico di Palermo, tra i piùdisagiati, in cui si trova la discoteca-luogo del delitto. Vengono ascoltaticentinaia di testimoni, gli amici di Aldo, i buttafuori, i partecipanti allaserata di Carnevale.

Poi,a distanza di tre giorni da quella tragica notte, giunge la confessione. È il17 febbraio. Verso le cinque del pomeriggio un diciassettenne dello Zen sipresenta al carcere minorile Malaspina accompagnato dai genitori e da unavvocato. All’inizio ammette solo la sua presenza nel corso della rissa ma negadi essere lui l’autore del colpo mortale.

Poi, dopo otto ore di interrogatorioserrato, cede: 'Sono stato io, ma non volevo ucciderlo. Giuro giuro' – dice alcapo della procura per i minorenni, Amalia Settineri e ai pm Carlo Marzella eCaterina Bartolozzi.

Lostesso giorno, a San Cataldo, paese del Nisseno da cui è originaria la famigliaNaro, si stanno svolgendo i funerali del giovane ucciso in discoteca. Dalcarcere Malaspina Andrea, il ragazzo che si è appena costituito, chiede scusa alla famiglia di Aldo: 'Vorrei illoro perdono'. Scoppia in lacrime.

Sottoinchiesta c’è anche la gestione dei buttafuori da parte della mafia. Ildiciassettenne reo-confesso dell’omicidio di Aldo Naro, afferma infatti chequella sera si trovava al Goa nelle vesti di 'buttafuori abusivo'.

Quarantaeuro per stare all’ingresso e controllare che nessuno scavalcasse o siinfiltrasse in discoteca. Chi lo retribuiva per quel lavoro in nero? Militanojunior, figlio di un boss dello Zen da tempo detenuto vicino al clan dei LoPiccolo, i 'patruni' del quartiere. MarcelloBarbaro, titolare del Goa, si dichiara all'oscuro di tutto: 'Ci siamo sempre rivoltia una ditta specializzata'. Ma si tratta di un frame ancora da chiarire.

Pocoprima delle tre, il diciassettenne sarebbe entrato all’interno del locale 'acausa del freddo'. Si sarebbe accorto della rissa che si stava svolgendo nelprivè e, avvicinatosi con l’intenzione di placarla, ne sarebbe rimasto invececoinvolto.

Lareazione della città

Palermoè sotto choc.

Non si può morire così, per una banale rissa in discoteca.Vengono organizzate due fiaccolate di solidarietà, una nel centro della città acui prendono parte più di tremila persone e una, due giorni dopo, allo Zen,quartiere in cui si trova il Goa e da cui proviene il presunto assassino diAldo. La città, tutta, si stringe intorno al dolore del padre Rosario Naro, colonnellodei carabinieri, della madre Anna Maria Ferraro, insegnante in pensione, edella sorella Maria Chiara, della fidanzata Simona, degli amici che hannoassistito impotenti a quella morte imprevista.

Masono ancora molti i punti oscuri della vicenda. Il diciassettenne, che si trovaora in stato di fermo cautelare al carcere Malaspina, afferma di essere andatovia dal locale da solo.

Eppure, nei video di sorveglianza, le immagini loritraggono in compagnia di un’altra persona. Chi è? Perché Andrea avrebbenegato la sua presenza? Sta forse coprendo qualcuno?

Icarabinieri del Comando provinciale, guidati dal comandante Giuseppe De Riggi edal colonnello Salvatore Altavilla, continuano ad approfondire la vicenda. Ilfronte investigativo resta aperto.