Come un pacco celere, con tanto di raccomandata di ritorno e un valore pari a 30 mila euro, la vita di un bambino di 8 anni, venduto dalla propria madre e dal fratello, spedito dalla Romania alla Sicilia. Di film che ci raccontano queste vicende ne abbiamo visti tanti, ma speravamo si fossero conclusi i tempi di schiavitù e commercio di persone per un tornaconto redditizio. Una storia che lascia sgomento e tristezza se si pensa al gesto così assurdo di una madre, che accetta di vendere il proprio figlio al miglior offerente. Povertà e disperazione possono davvero essere le ragioni per cui si decide di calpestare la dignità del proprio figlio?

La storia

Una coppia di coniugi messinesi residente in Svizzera, non potendo generare figli, decide di appropriarsene, non seguendo le procedure legali del tribunale, ma rivolgendosi ad un'associazione a delinquere, che con varie sedi sparse tra la Sicilia e la Toscana riesce a procurar loro un figlio. Il tutto ha inizio nel 2008, quando i coniugi dichiarano all'anagrafe un figlio "fantasma", i parenti e gli amici ovviamente si insospettiscono ma nulla lascia immaginare che tipo di manovra ci sia dietro.

Manovra che, dati i sospetti della gente, viene seguita passo dopo passo dai carabinieri, i quali attendono il momento dello scambio per intervenire. Un'indagine che ha portato all'arresto di 8 persone, compresi la madre e il fratello del bambino in oggetto, grazie alle accurate operazioni dell'arma dei carabinieri e alle varie intercettazioni messe in atto.

Una storia conclusasi relativamente bene, grazie alle accuratissime indagini e al tempestivo intervento dei carabinieri, ma che certamente lascerà un cattivo segno nel cuore di questo bambino, il quale si è visto trattare come merce di scambio, come un pacco celere, e per il quale l'incubo continuerà, a causa dell' affidamento momentaneo in una comunità e successivamente in altre famiglie: un bambino che si è sentito ferito e rifiutato dalla propria famiglia per 30 mila euro.