La storia del decreto antiterrorismo approvato il 31 marzo alla Camera è anche la storia di una riformulazione, un perfezionamento faticoso e necessario, il frutto di un dialogo. Angelo Tofalo, membro del COPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) e componente della IV Commissione Difesa presso la Camera dei Deputati, qualche giorno prima della formulazione finale approvata del decreto ha espresso il timore che più che una soluzione alla minaccia del terrorismo alla pace e alla convivenza dei popoli rischiamo il proseguimento di una politica fallimentare che ha contribuito a rendere il nostro Paese più insicuro.



Secondo Tofalo, il forte sviluppo di fenomeni quali l'Isis, Boko Haram e altre stragi, ci porta a pensare che negli ultimi 10 anni è possibile che abbiamo sbagliato qualcosa. Sorge il dubbio che il fenomeno dello jihadismo non sia stato adeguatamente compreso e di conseguenza sia mancato il necessario contrasto politico e psicologico. A proposito della repressione delle attività di propaganda e organizzazione via web, pensare a misure che si limitano a individuare ed eliminare questi siti significherebbe:

  • Una inutile fatica perché dopo aver impegnato uomini e risorse per individuare siti del genere ed averli chiusi, i jihadisti si sposteranno su un altro sito e bisognerà ricominciare da capo investendo altre risorse.

  • Un'azione controproducente perché elimina preziose fonti di informazioni.

Questi siti - specifica Tofalo - vanno lasciati aperti come le moschee e costantemente monitorati per capire chi si collega, che discorsi si fanno, come si sviluppa il dibattito politico tra i diversi gruppi, che linguaggio si usa e come si modifica nel tempo, se c'è una fase di attivazione dell'area o al contrario una fase stagnante, quali sono i termini ricorrenti, le zone geografiche investite con maggiore o minore intensità e altro.

Un accorto monitoraggio, trattando queste informazioni attraverso opportuni modelli di simulazione, potrebbe segnalare interessanti anticipazioni su attentati, crisi interne, evoluzione del gruppo dirigente dell'organizzazione.

Libertà nella sicurezza, si al decreto antiterrorismo

In ragionevole continuità con l'analisi di Tofalo, la formulazione conclusiva del decreto antiterrorismo approvato alla Camera sembra ora più marcatamente contrastare la persona del terrorista più che la struttura di rete in cui si trova. Il decreto è stato approvato alla Camera con 253 voti a favore e 50 contrari. Ora il provvedimento passa al Senato. Sono stati anche approvati diversi emendamenti del M5S e di altri partiti dell'opposizione, come quello di Sel che ha tolto la contestata norma che consentiva alla polizia di controllare "da remoto" i pc di chi era sospettato di terrorismo, per evitare sfortunati fenomeni di abuso di potere e una relativa psicosi collettiva della minaccia/controllo.

Da segnalare, tra l'altro, l'annuncio del sì di Forza Italia, il primo dopo la rottura del Patto del Nazzareno a un decreto del governo.