Kamkanamge Ajentha Dona Devika, una donna dello Sri Lanka di 40 anni, di cui 20 vissuti a Roma, è morta il 23 settembre 2008 a seguito del parto del figlio secondogenito, che oggi ha 6 anni e frequenta la scuola elementare. La donna, iniziate le doglie, era stata ricoverata nella clinica Villa Santa Famiglia del quartiere Prati di Roma per partorire: fatte le analisi necessarie (che non evidenziano problemi), alle due del pomeriggio la donna viene condotta in sala parto, assistita dai due ginecologi Simona Caputo e Corrado Monteneri. Purtroppo la paziente ha difficoltà a partorire e i ginecologi decidono di utilizzare la ventosa per agevolare il parto e secondo la tesi dell'accusa l'operazione viene effettuata in maniera negligente e provoca una ferita all'utero.

L'epilogo della vicenda, la tesi dell'accusa e la decisione del Tribunale di Roma

Da quel momento, sempre secondo la tesi dell'accusa, comincia una serie di errori da parte dei medici che porteranno Ajentha alla morte. Dopo alcune ore, infatti, la donna comincia a vomitare e a stare male. Scatta l'allarme e vengono fatte le analisi necessarie, che evidenziano la presenza di un'emorragia (i valori dell'emoglobina sono notevolmente bassi).

Tuttavia, secondo la tesi dell'accusa, i due ginecologi - i quali, peraltro, non si erano accorti della presenza della ferita all'utero provocata dalla ventosa - sottovalutano il quadro clinico della paziente e si accorgono troppo tardi della gravità della situazione: la donna viene portata in sala operatoria per una trasfusione, ma ormai è in condizioni gravissime.

Viene trasportata d'urgenza all'ospedale Fatebenefratelli, dove purtroppo muore quella stessa notte.

Viene instaurato, davanti al Tribunale di Roma, il giudizio e l'accusa a carico dei due ginecologi è di omicidio colposo. Il processo si svolge con una lunga serie di udienze, ma il Giudice riesce a giungere alla decisione prima che sopraggiunga la prescrizione del reato a carico dei due ginecologi imputati.

Nella giornata del 28 aprile 2015, infatti, il Tribunale di Roma ha emesso la sentenza di primo grado, con la quale ha accolto la tesi dell'accusa (che aveva chiesto una condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione) e condannato i due ginecologi Simona Caputo e Corrado Monteneri a un anno di reclusione per il reato di omicidio colposo, oltre al risarcimento danni - per la somma di € 260.000 ciascuno - nei confronti delle parti civili costituite, ovvero il marito della donna morta e i due figli.

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