Tra cinque giorni sarà esattamente un anno dalla scomparsa di Guerrina Piscaglia, la mamma di Ca' Raffaello della quale non si hanno notizie né indizi rilevanti. L'unico indagato resta il sacerdote della parrocchia di Ca'Raffaello, paesino della provincia di Arezzo, che è stato arrestato giovedi 25 aprile con l'accusa di omicidio volontario ed occultamento di cadavere.

Tante le indiscrezioni uscite in questi mesi e frammentate, per non dire discordanti, le testimonianze ricevute dagli abitanti del posto. Unica cosa sicura è che è cambiato il capo di imputazione: non più favoreggiamento in sequestro di persona bensì omicidio volontario ed occultamento di cadavere.  Questi sono i due reati di cui doveva rispondere questa mattina, 27 aprile 2015, il parroco congolese che invece ha preferito intraprendere la strada del silenzio; non ha risposto infatti, come riporta il quotidiano toscano Il Tirreno, alle domande del PM che guida le indagini inerenti alla scomparsa della donna e neppure a quello del Giudice delle Indagini Preliminari, dottor Piergiorgio Ponticelli.

Interrogatorio di garanzia dunque senza risposte, pochi minuti per sbrigare le formalità burocratiche e prendere atto, come il Codice di Procedura Penale prevede, della facoltà di non rispondere dell'unico indagato che, lo ricordiamo, si trova in stato di arresto da cinque giorni. Ma quale sarebbe, secondo la Procura della Repubblica di Arezzo, il movente di Padre Gratien Alabi?

Il fascicolo processuale della Procura sembra seguire una sola linea: il parroco di Ca' Raffaello avrebbe tolto la vita alla cinquantenne aretina perché era diventata troppo morbosa, assillante e, soprattutto, perché avrebbe creato uno scandalo insostenibile la sua versione dei fatti: difatti la donna sosteneva di aspettare un bambino proprio dal sacerdote africano di cui era innamorata da tempo. Il PM che guida le indagini é sicuro che in queste motivazioni risieda il movente che ha spinto il religioso a liberarsi della parocchiana; di ovviamente opinione contraria è l'avvocato difensore del sacerdote che é già pronto ad impugnare l'ordinanza di arresto per far ricorso contro questa misura restrittiva comminata al suo assistito.

A conferma della tesi della procura ci sono tantissimi sms inviati dal parroco a Guerrina per cercare di depistare gli indizi contro di lui, l'invenzione di una figura fantomatica (un certo Francesco inesistente) e un silenzio strategico per celare lo scandalo che sarebbe sorto dalla pubblicità di questa relazione. Restano da attendere i prossimi sviluppi e le mosse processuali della difesa, mentre nel frattempo il parroco resta in carcere. Per restare aggiornati su questo caso, vi invitiamo a cliccare sul tasto "segui" in altro a sinistra.