"Può una mamma dimenticarsi del suo figlio? Se si dimenticasse, io, dice Dio, mai mi dimenticherò di te": così, ieri, Papa Francesco nel carcere di Rebibbia, a Roma, ha rievocato il dialogo del profeta Isaia con il Signore per assicurare ai detenuti, che invocano indulto e amnistia nell'anno del Giubileo Straordinario, che "l'amore e il perdono di Dio sono incondizionati". Sono davvero commoventi le immagini del Pontefice che in occasione del giovedì santo lava ai piedi ai detenuti-discepoli del carcere romano dopo averlo fatto anche a Napoli nel carcere di Poggioreale.

"Questo giovedì - ha esordito Papa Francesco nell'omelia nella cappella del carcere di Rebibbia - Gesù era a tavola con i discepoli, celebrando la festa della Pasqua e il brano del Vangelo che abbiamo sentito dice una frase che è proprio al centro di quello che ha fatto Gesù per noi: 'ci amò fino alla fine', cioè ci amò senza limite". "Anche io ho bisogno - ha aggiunto il Santo Padre nell'omelia della messa col rito della lavanda dei piedi - di essere lavato dal Signore. E per questo pregate, durante questa messa, perché il Signore lavi le mie sporcizie, perché io diventi più schiavo di voi, più schiavo nel servizio alla gente, come è stato Gesù".

Al termine della celebrazione religiosa, Bergoglio si è come immerso nella folla dei carcerati che riempiva la chiesa del Padre Nostro della struttura penitenziaria stringendo mani, abbracciando e baciando almeno un centinaio dei circa trecento detenuti.

Prima di lasciare il carcere Papa Francesco ha salutato anche gli uomini della Polizia Penitenziaria. Tra i dodici detenuti-discepoli, visibilmente commossi, anche Silvy Lubamba, showgirl televisiva di origine congolese, nota per aver partecipato a Markette di Piero Chiambretti, detenuta a Rebibbia dopo essere stata arrestata nell'agosto 2014 per l'esecuzione di un cumulo di pene per il reato, ripetuto, di uso indebito di carte di credito di conoscenti facoltosi.

Papa Francesco non perde occasione per mostrare vicinanza ai detenuti, dopo la settimana Santa è attesa la bolla per il Giubileo Straordinario che potrebbe contenere gli appelli ai governi per l'approvazione dei provvedimenti di clemenza come amnistia e indulto, in particolare laddove è maggiormente grave la situazione carceraria, come per esempio in Italia e in Bulgaria.

Sulle carceri Bergoglio sarebbe pronto a mandare un messaggio forte. Sono più che indiscrezioni. Gli appelli per la liberazione dei detenuti fanno parte della tradizione giubilare, nei suoi due anni di pontificato Papa Francesco è più volte intervenuto con parole dure contro la pena di morte, l'ergastolo, la carcerazione preventiva, il sovraffollamento carceri indicando la via dell'indulgenza secondo lo spirito cristiano.

L'ultimo papa a porre con forza la questione fu, ottenendo seppur tardi buoni risultati, Papa Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000. "Nel contesto di queste proposte aperte al futuro, continuando una tradizione instaurata dai miei predecessori in occasione degli Anni Giubilari, mi rivolgo con fiducia ai responsabili degli Stati - disse Papa Wojtyla - per invocare un segno di clemenza a vantaggio di tutti i detenuti: una riduzione, pur modesta, della pena costituirebbe per i detenuti - spiegò il Pontefice chiedendo indulto o amnistia - un chiaro segno di sensibilità verso la loro condizione che non mancherebbe di suscitare echi favorevoli nei loro animi, incoraggiandoli nel sentimento del pentimento per il male fatto e sollecitandone il personale ravvedimento".