Ricorderete certamente la triste vicenda del femminicidio commesso da Salvatore Parolisi, che uccise la moglie, una bella donna di nome Melania Rea, ventinovenne. Si apprende oggi che secondo la Corte d’Appello di Perugia l'uomo deve scontare venti anni di carcere a seguito del cosiddetto ricalcolo della pena conseguente alla sentenza della Suprema Corte di Cassazione, nonostante la mancata concessione delle cosiddette "attenuanti generiche". Il militare ha avuto comunque il vantaggio oggettivo della mancata rilevazione da parte dei magistrati della cosiddetta aggravante per crudeltà.

La rassegnazione dei familiari

Laconico il commento di un parente stretto di Melania e cioè il fratello, il quale è soddisfatto per il fatto che la donna uccisa ha avuto giustizia ma allo stesso tempo è consapevole che la sentenza non potrà comunque riportarla in vita anche se l'uomo che si è reso responsabile di questo orrendo delitto è stato assicurato alla giustizia.



Fu proprio Parolisi a dare l'allarme segnalando che la moglie era sparita mentre si trovava in montagna ma, come in un film già visto, le indagini hanno poi dimostrato il suo coinvolgimento diretto. E' stato Salvatore Parolisi, aitante soldato del 235esimo Reggimento Piceno a uccidere la madre di sua figlia. Era l'anno 2011. Melania Rea fu poi trovata, ormai morta, in un bosco della zona di Teramo. Il cadavere aveva una siringa conficcata e ferite varie da taglio. Si appurerà in seguito che sulla vittima l'assassino si è accanito con particolare ferocia, vibrando ben 35 coltellate. Va ricordato che l'autore della chiamata anonima da parte della persona che ha trovato il corpo non fu mai identificato.



Si riapre in questi casi il dibattito relativo alla proporzione della pena comminata alla gravità del reato commesso. Per alcuni osservatori Parolisi meritava la sanzione dell'ergastolo ma il vero problema ci pare l'evidente urgenza di limitare al massimo questi episodi di violenza estrema nei confronti delle donne che negli ultimi anni sono diventati una costante delle cronache quotidiane oltre ogni immaginazione, al punto che per leggere storie noir oggi è sufficiente leggere i quotidiani senza ricorrere alla fantasia dei romanzieri di successo: pensiamo ai casi Elena Ceste, Roberta Ragusa.