Ritenuto colpevole di tutti i 30 capi di accusa contestati, Dzhokhar Tsarnaev, di 21 anni, è stato condannato alla pena capitale per aver partecipato, assieme al fratello, Dzochar Carnaev, che di anni ne aveva 26, al terribile attentato che il 15 Aprile del 2013 causò 3 morti, tra i quali un bambino di otto anni, e 264 feriti alla maratona di Boston.

L'attentato, fu commesso utilizzando due ordigni esplosivi fabbricati artigianalmente, piazzati nei pressi della linea del traguardo, su Boylston Street, a una distanza di circa 170 metri l'una dall'altra.

Le due bombe esplosero con un intervallo di 12 secondi, causando il panico tra le centinaia di persone, tra atleti e spettatori, presenti alla manifestazione che si svolge ogni anno.

I due fratelli furono intercettati dall'Fbi alcuni giorni dopo, il 19 aprile, all'interno del campus universitario MIT di Boston, dove il fratello minore Carnaev, rimase ucciso insieme con un agente di sicurezza, con il quale aveva ingaggiato un conflitto a fuoco, mentre Tsarnaev fu arrestato.

Alla sentenza si è giunti attraverso due fasi distinte, nella prima sentenza dell'8 Aprile, l'imputato fu dichiarato colpevole di tutti i capi d'imputazione, mentre nella sentenza odierna gli è stata inflitta la condanna a morte, che avverrà per iniezione letale.

La difesa ha tentato disperatamente di evitare la pena capitale cercando di fare passare l'imputato come succube psicologicamente del fratello maggiore, tesi che è stata integralmente rigettata dalla giuria. Durante la fase dibattimentale del processo sono stati ascoltati circa 150 testimoni, rimasti coinvolti nell'attentato, tra i quali qualcuno rimasto invalido a causa delle bombe.

Il ministro della Giustizia americano, Loretta Lynch, commentando la sentenza, ha sottolineato la freddezza e la crudeltà che l'imputato ha avuto nel commettere questo terribile attentato terroristico, che ha causato la morte di cittadini innocenti e il ferimento di numerose persone.

Le prime reazioni alla sentenza sono state da parte di Amnesty International Usa, che per voce del direttore esecutivo Steven Hawkins, pur condannando l'attentato e unendosi al dolore delle vittime, ha dichiarato che la condanna a morte è ingiusta, aumentala la violenza e statisticamente non diminuisce la criminalità, essendo nullo il suo valore deterrente.