Il Dottor Scaravilli, chirurgo ortopedico catanese, torna finalmente a casa. La vicenda del suo rapimento ha avuto un epilogo felice; lo confermano la Farnesina, tramite il capo dell'Unità di Crisi del ministero degli Esteri Claudio Taffuri, insieme all'ostaggio liberato in rientro su un volo speciale decollato alle 19.30 di ieri da Tripoli, e l'agenzia ANSA .

Ma cosa sia esattamente successo non è chiaro, e le voci che si rincorrono sono tanto plurime quanto discordanti. In particolare, insospettiscono il prolungato silenzio mantenuto dalle autorità italiane, solo in parte giustificabile con la delicatezza della situazione, e l'ampio lasso di tempo intercorso tra l'annuncio della liberazione e il rientro in patria.



Le ipotesi - Al momento sono tre le possibili ricostruzioni della vicenda, mentre la notizia che Tripoli avesse trattenuto in ostaggio il cittadino italiano per ottenere il riconoscimento per via diplomatica del governo filo islamico sembra perdere progressivamente fondamento. La versione più semplice e lineare è offerta dalle autorità italiane, sempre tramite Claudio Tarruffi : dopo la liberazione, gli inquirenti libici avrebbero aperto un'inchiesta sull'avvenuto rapimento e avrebbero trattenuto Scaravilli solo per raccogliere alcune informazioni e il disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie, dilungatesi più del previsto.

Diversi giornali italiani, tra cui "il Fatto quotidiano", riportano invece la voce, proveniente dal governo di Tripoli per bocca di Zubia, direttore del Dipartimento media stranieri del governo, secondo cui l'uomo sarebbe stato non rapito, ma formalmente arrestato dalle autorità libiche su segnalazione dei servizi segreti per telefonate ritenute sospette, che lo avrebbero ricollegato ad un'indagine sul traffico illegale di armi nel Mediterraneo.

Vi è infine la terza versione, riportata dall'organo di stampa VOA (Voice of America), che avrebbe raccolto le dichiarazioni anonime di un ufficiale libico. Il ritardo nel rientro di Scaravilli sarebbe "colpa" del governo italiano, che avrebbe intrattenuto formali contatti con Tripoli per coordinare la liberazione dell'ostaggio, ma al contempo, tramite altri intermediari, avrebbe, all'insaputa delle autorità libiche, pagato un sostanzioso riscatto al gruppo jihadista.

Inutilmente, dato che le forze di polizia locali erano alla fine riuscite a libere Scaravilli. La condotta italiana avrebbe dunque generato l'indignazione di Tripoli, che avrebbe reagito bloccando il primo tentativo di rimpatrio del medico dalla ex base militare aeroportuale Mitiga di Tripoli; ciò giustificherebbe sia il ritardo nel rientro che il velo di silenzio sulla vicenda, necessario a nascondere l'avvenuto pagamento del riscatto al gruppo terrorista.

Insomma, si sarebbe voluto evitare , prima del rientro , di sollevare un polverone politico simile a quello avvenuto per le attiviste Vanessa Marzullo e Greta Ramelli , catturate in Siria l'anno scorso e rilasciate grazie al pagamento di un riscatto che ha suscitato molte polemiche. Adesso dovrà fare chiarezza gli inquirenti romani, che hanno già raccolto le prime dichiarazioni del professionista siciliano.