I terroristi islamici sono sempre uniti nel combattere l'Occidente, Israele e i musulmani "moderati/laici", ma divisi tra loro per questioni di potere. Così l'Isis vuole sconfiggere Hamas perché lo accusa di non aver imposto la sharia nei suoi otto anni di dominio nella Striscia di Gaza, mentre lo sconosciuto movimento Jaysh al Islam (Esercito dell'islam) - che include al Nusra - ha ucciso in Siria un gruppo di membri dell'organizzazione che attualmente rappresenta l'incubo islamico mondiale per eccellenza dopo al Qaeda, che è appunto il Califfato.

L'Isis minaccia Hamas e "lo Stato degli ebrei"

Uno speaker mascherato dello Stato Islamico parla in un video diffuso dai media israeliani e accusa sostanzialmente il movimento palestinese di non essere abbastanza estremista perché in otto anni di governo non avrebbe imposto la sharia, la legge islamica, nella Striscia di Gaza. Lo paragona ad Al Fatah, il movimento del presidente dell'Anp Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che alcuni in Occidente considerano "moderato", e li bolla entrambi come "tiranni laici". Naturalmente l'Isis non manca di minacciare Israele, lo "Stato degli ebrei", che vuole "sradicare", non diversamente da quanto vorrebbe fare Hamas.

Terroristi rivali fucilano 18 jihadisti dell'Isis in Siria

Sembra un macabro gioco a chi è il peggiore estremista islamico. Non solo l'Isis ha minacciato Hamas, ma il movimento jihadista Jaysh al Islam ha diffuso un video in cui fucila 18 rivali dello Stato Islamico in Siria, accusati di essere coinvolti nella decapitazione di tre suoi membri.

I carnefici sono vestiti di arancione - come i condannati a morte dell'Isis - e hanno il volto scoperto, mentre coloro che si trovano negli insoliti panni di vittime indossano la famigerata tuta e il passamontagna neri. Sono incatenati mani e piedi e camminano a fianco di coloro che li uccideranno, i quali tengono loro "fraternamente" una mano sulla spalla. In seguito i terroristi di Jaysh al Islam fanno inginocchiare quelli dell'Isis e consumano la loro vendetta. Con chi di questi vuole e può dialogare l'Occidente?