Sarebbero state trovate tracce biologiche sulla vettura nella disponibilità di Giosuè Ruotolo, che nell'ipotesi degli inquirenti, sarebbe ad oggi, 30 settembre 2015, l'unico responsabile del crimine, che ha inevitabilmente e profondamente turbato la pubblica opinione di Pordenone. I periti della Procura sono impegnati in queste ore a controllare i personal computer, il traffico telefonico riconducibile a Ruotolo, che col soldato Trifone aveva diviso un appartamento fino a qualche anno prima, quando il bel Trifone aveva deciso di fare il grande passo della sua vita, andando a vivere con l'amata.

Quando tutto sembrava volgere per il meglio per i due, ecco l'evento che ha posto fine non solo alla loro bella love story, ma anche a due giovani vite.

Il mistero del movente

Fin dall'avvio delle indagini si è faticato a risalire alle motivazioni del gesto delittuoso. Si è a lungo scavato, peraltro senza risultati apprezzabili, nelle abitudini di vita dei due, che erano soliti trascorrere le serate nei locali e nei pub, come del resto sono soliti fare tutti i giovani della loro età. Trifone e Teresa Costanza avevano infatti 30 anni circa. L'individuazione della figura di Giosuè Ruotolo sembra avere semplificato tutto. Resta da capire, se davvero è stato lui a esplodere i colpi fatali, cosa ha scatenato la sua follia omicida.

Ad oggi si ipotizza una lite tra i due legata a un concorso per lavorare in Guardia di finanza.

Una difesa sorprendente

Hanno sollevato polemiche le parole di Ruotolo, che dice di non conoscere Teresa Costanza e di avere perso da tempo i contatti con Trifone. Secondo una testimone e precisamente Elena Berroa, che è la titolare del locale "La Parada" di via Molinari a Pordenone, i tre si conoscevano sicuramente poiché ricorda di averli visti insieme.

Anche il padre di Trifone afferma che Giosuè conosceva e frequentava suo figlio. I due, lo ricordiamo, avevano abitato nello stesso appartamento in via Colombo.

Due giovani di belle speranze

Nelle parole di Ruotolo c'è dunque qualcosa che non quadra, ma ovviamente, per essere considerato colpevole del delitto, servono prove e naturalmente un processo.

Vi ricordiamo che Teresa e Trifone erano originari del meridione ma si erano perfettamente integrati in città, dove erano conosciuti come due grandi lavoratori. La ragazza vantava addirittura una laurea prestigiosa alla Bocconi di Milano e lavorava presso un'agenzia di Assicurazioni, dove è ricordata come un'impiegata che svolgeva con scrupolo le sue mansioni.