Pure l'assassinio di un boss calabrese della 'Ndrangheta è finito tra le carte dell'inchiesta sull'omicidio del piccolo Loris Stival, ucciso a Santa Croce Camerina il 29 novembre 2014 probabilmente dalla madre, Veronica Panarello, attualmente rinchiusa in carcere ad Agrigento con l'incriminazione di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela e occultamento di cadavere. L'altro omicidio finito agli atti dell'indagine sul caso Loris è quello di Michele Brandimarte, di Gioia Tauro, ammazzato a Vittoria (in provincia di Ragusa, vicino a Santa Croce Camerina) il 14 dicembre del 2014, due settimane dopo il delitto del piccolo.

A parlarne con gli inquirenti è stata Antonella Stival, la prozia del piccolo Loris, la quale, assieme al compagno, tale Giovanni Penna, si sarebbe appigliata a qualsiasi fatto, compreso il delitto del boss calabrese, pur di sostenere a tutti i costi l'innocenza di Veronica Panarello.

Infanticidio Loris Stival: la 'Ndrangheta agli atti dell'indagine, pista subito esclusa

I due, secondo quanto emerso dalle 260 pagine dell'informativa che la Polizia di Stato ha consegnato alla Procura della Repubblica ragusana, sono arrivati a sostenere, senza essere confortati da nessun dato di fatto, che col boss 'ndranghetista ucciso in Sicilia avrebbe avuto un legame il nipote Davide Stival, cioè il papà del piccolo Loris.

In un primo momento, tra le cause del delitto, si era parlato di un possibile traffico di droga e armi. Siccome Davide Stival è un autotrasportare, secondo la coppia avrebbe potuto fare da "corriere" della droga o di armi. Ma il nipote si sarebbe rifiutato, secondo la loro versione, di trasportare la droga per conto della 'Ndrangheta e così per vendetta sarebbe stato ucciso suo figlio.

Ipotesi esclusa sin da subito dagli inquirenti. Tra l'altro, il presunto assassino del boss calabrese, si è costituito qualche giorno dopo il delitto; il movente sarebbe da ricercare in una storia di stalking.

Parenti egocentrici: fantasia e spietatezza della coppia Stival-Penna senza limiti

"La fantasia e la spietatezza della coppia Stival-Penna - scrivono i poliziotti nell'informativa - non hanno limiti".

In un incontro nel carcere agrigentino di contrada Petrusa avanzano anche l'ipotesi che Veronica sia stata colta da un brutto malore tra le sbarre perché sarebbe stata avvelenata. Anche Antonella Stival ha più volte partecipato a vari programmi tv, ma a differenza della mamma e della sorella di Veronica Panarello - Carmela Anguzza e Antonella Panarello - la sua partecipazione non aveva un chiaro fine economico ma l'obiettivo di dare voce davanti alle telecamere alla presunzione di innocenza della giovane mamma siciliana accusata dell'infanticidio del figlio e probabilmente "per - hanno scritto gli investigatori nell'informativa agli atti dell'inchiesta - un presenzialismo ed egocentrismo marcato della Stival".