In Italia venne definita "la madre di tutte le stragi". Nei giorni in cui si piangono ancora i morti di Parigi, un attentato del quale siriescono ad individuare comunque esecutori e mandanti, non dobbiamo dimenticare le pagine nere della nostra Storia. Abbiamo il dovere di ricordare un gravissimo attentato terroristico i cui autori oggi sono ancora impuniti.

L'eccidio del 12 dicembre

Quel pomeriggio del 12 dicembre 1969 la forza distruttiva di una bomba da 7 chili di tritolo si abbatté sulla Banca Nazionale dell'Agricoltura, in piazza Fontana. L'ordigno causò la morte di 17 persone ed il ferimento di altre 88.

Il 12 dicembre 1969 inizia per l'Italia la stagione del terrore, il preludio di quelli che saranno gli "Anni di piombo" che insanguineranno il Paese. Attentati terroristici di chiara matrice politica, almeno così si è sempre sostenuto. Ma la strage di piazza Fontana nasconde probabilmente qualcosa di ben più scottante ed oggirientra nell'archivio dei "misteri d'Italia", dei casi ancora irrisolti.

Le diverse piste

In realtà piazza Fontana fu soltanto l'apice di una giornata davvero cruenta per le due maggiori città italiane. Altri quattro attentati infatti colpirono Milano e Roma in un arco temporale che abbracciò meno di un'ora. Diverse le piste seguite nel tempo dagli investigatori, da quella anarchica a quella neo-fascista.

Ma ancora più controversa è l'ipotesi di una "strage di Stato" organizzata da forze politiche e servizi segreti deviati, utile a screditare i movimenti extraparlamentari, ad instaurare nei loro confronti sentimenti di puro terrore da parte della gente ed in questo modo a facilitare tramite misure di emergenza la creazione di un vero e proprio "Stato di polizia".

L'immagine di uno Stato forte che usa il pugno di ferro contro i terroristi. Se facciamo un parallelismo con quanto sta accadendo oggi in Francia, è la stessa motivazione che ha determinato il recente successo elettorale dell'estrema destra.

Pinelli, Calabresi, il processo: tanto rumore per nulla

Indirettamente collegati ai fatti di piazza Fontana, almeno ufficialmente, i casi dell'anarchico Giuseppe Pinelli e del commissario Luigi Calabresi.

Il primo, fermato il 15 dicembre 1969, morì nel corso dell'interrogatorio volando dal quarto piano di un ufficio della Questura di Milano in circostanze mai chiarite. Il commissario Calabresi sarà considerato dalle forze di estrema sinistra il resposabile di tale accadimento e morirà in un attentato il 17 maggio 1972. Per quanto riguarda la lunghissima parabola processuale legata alla strage del 12 dicembre 1969, si concluderà con la sentenza della Cassazione del 2005 che assolveràDelfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, rispettivamente presunto esecutore, organizzatore e basista della strage. I giudici affermarono che, con ogni probabilità, la responsabilità dei fatti contestati era imputabile ad una cellula di "Ordine Nuovo", gruppo di estrema destra, guidata da Giovanni Ventura e Franco Freda. Ma entrambi erano stati assolti dalla corte d'assise d'appello di Bari nel 1987 per insufficienza di prove.