"Violenza animalesca": così è stato definito dal ministro Angelino Alfano il brutale pestaggio che ha portato alla morte del friulano Giulio Regeni, trovato morto il 3 febbraio ai lati di una strada che collega Alessandria alla capitale egiziana, Il Cairo. La morte, secondo i primi risultati dell'autopsia eseguita nell'istituto di medicina legale dell'Università La Sapienza, sopraggiunta in seguito alla rottura di una vertebra cervicale. Sono state avanzate ipotesi su cosa abbia potuto realmente provocare la frattura, causando così la morte del dottorando.

Tra gli elementi emersi fin'ora, quello più importante sarebbe legato a una rivelazione fatta dal quotidiano egiziano al Ahram, che avrebbe raccontato della presenza di Giulio Regeni a un festa di compleanno, quel 25 gennaio, insieme ad alcuni amici. Non si esclude che il giovane frequentasse persone già tenute d'occhio dal regime proprio perché influenti e capaci di riportare in piazza il malcontento degli egiziani, a sei anni di distanza dalla prima rivoluzione. Secondo una fonte anonima, Regeni sarebbe arrivato dunque alla festa e non scomparso durante il tragitto.

Torturato

Giulio Regeni sarebbe morto in seguito a una torsione innaturale della testa, verosimilmente per mano di una persona che si trovava in piedi davanti a lui.

La torsione avrebbe portato alla rottura del midollo spinale e alla conseguente crisi respiratoria. Ultimo atto di una morte lenta e dolorosa, come rivelato fin dall'inizio dagli inquirenti alla semplice vista del cadavere di Regeni, in cui sono state riscontrate anche altre numerose fratture.

Sempre secondo i risultati dell'autopsia eseguita alla Sapienza, sul corpo di Regeni non sarebbero stati trovati ulteriori segni di abuso né tanto meno di violenza sessuale.

Dettagli che non fanno che smentire ulteriormente le prime dichiarazioni del ministro degli Esteri egiziano, che aveva subito attribuito la morte del dottorando friulano a un incidente automobilistico, a un delitto a sfondo sessuale o a un atto di criminalità comune.

'Un pugno allo stomaco'

"E' stato un pugno allo stomaco, e il respiro non è ancora pienamente tornato.

Abbiamo potuto vedere gli esiti dell'autopsia, è qualcosa di inumano, una violenza animalesca": queste le parole pronunciate dal ministro degli Interni Angelino Alfano, intervistato da SkyTg24 da Maria Latella. La speranza, ha ripetuto il ministro, è quella di trovare un punto di incontro con il presidente egiziano al-Sisi."Quella morte fa onore all'intera Italia - ha sottolineato il ministro- è il sacrificio di un ragazzo che cercava la verità. Io lo prenderei con il massimo della serietà un funerale di stato, poi non compete a me, deciderà il presidente del Consiglio".

Non ci sono invece novità per quanto riguarda le due persone fermate in Egitto in relazione alla morte di Giulio Regeni. Nei loro confronti, scrive ancora il quotidiano egizianoAl Ahram, non è stata formalizzata alcuna accusa. Rimangono però trattenuti in caserma per ulteriori indagini.