Centrale nei mezzi informativi internazionali, in questi giorni, è l'ormai noto caso deiPanama Papers, ovvero l'inchiesta che ha mostrato al mondo come, attraverso complesse strutture disocietà offshore, i potenti del mondo (da politici a uomini dello spettacolo, da imprenditoria squadre di calcio) facevano sparire i propri capitali per sfuggire dalle maglie del fisco.

Le origini dell'inchiesta

L'inchiesta che ha portato alla luce lo scandalo è stata condotta dall'International Consortium of Investigative Journalists,un network globale che riunisce oltre 190 giornalisti investigativi in diverse testate di tutto il mondo per creare una complessa e articolata rete operativa; per l'Italia, è l'Espresso ad aver messo le mani sull'esclusiva in quanto parte del gruppo giornalistico internazionale.

Tutto è iniziato grazie a fonti anonime che hanno fornito al gruppo informativo documenti della società sudamericanaMossack Fonseca,riguardanti migliaia di società offshore controllate da politici, loro parenti, re, calciatori, registi e chi più ne ha più ne metta.

Facendo una piccola parentesi, che potrebbe risultare utile per alcuni, una società offshore non è altro una società che ha la sua sede legale in un paese diverso da quello nel quale svolge i suoi affari principali; generalmente, è ovvio, questo paese diverso è uno di quelli comunemente consideratideiparadisi fiscali,che hanno cioè delle minime restrizioni sulle attività economiche e tassazione bassa o inesistente. La cosa non è per forza illegale: per molti paesi è lecito avere e gestire società di questo tipo, a patto di dichiarare tutto (compresi i capitali che la società offshore gestisce) nel proprio paese, e questo spiega le universali necessità di segretezza.

E' infatti la stessa Mossack Fonseca in una nota a spiegare che"il 95 per cento del nostro lavoro coincide con lavendita di sistemiper evadere le tasse".

Come funzionava il sistema

Una volta chiara l'idea che c'è alla base delle società offshore, risulta sicuramente più semplice comprendere quello che si è venuto a sapere grazie all'inchiesta; l'attività principale di Mossack Fonseca, infatti, era quella dicreare e gestire società nei paradisi fiscali;risulta infatti che la società con sede a Panama(da cui il fantasioso nome dato all'inchiesta dalla stampa) operi in 42 diversi paesi e abbia 600 dipendenti in tutto il mondo che operano principalmente in paesi comePanama, le Isole Vergini Britanniche, la Svizzera o leSeychelles: tutti paradisi fiscali insomma.

Dalle carte, sembra che le attività di Mossack vadano avantisin dagli anni '70e tutto avrebbe continuato per la sua strada se un dipendente non avesse deciso di inviare 2,6 terabyte di datial giornale tedescoSüddeutsche Zeitung(rischiando la vita peraltro, almeno a quanto sostiene) che li ha poi condivisi con Icij. Sul portale dell'Icij, oltretutto, è possibile reperire liste dettagliate delle persone coinvolte; Mossack Fonsecaha rifiutato di discutere con la stampa casi specifici,ma ha sottolineato di non avere alcuna responsabilità dell'uso che i suoi clienti fanno delle società che aiuta a creare.

Una collaborazione inconsapevole, insomma.Interessanti le reazioni dei coinvolti invece, che spaziano dai complottismi dei servizi segreti americani denunciati da Putin alla negazione, come per Montezemolo. Da segnalare, inoltre, che non sono solo persone fisiche ad essere coinvolte: per l'Italia, ad esempio, le banche UBI e Unicredit rientrano nella lista dei clienti dei panamensi. Ultima nota doverosa, la censura totale fatta dalla Cina sull'argomento.