L'omertà è sempre esistita ma quando si sente la sua forza farsi sempre più dura, allora ci si chiede dove sta il coraggio degli uomini di un tempo che lentamente si sono rivoltati alla giustizia, preferendo percorrere il 'sentiero delle scimmie' e seguire il famoso detto, non vedo, non sento, non parlo. Questo è quello che è accaduto a Fortuna Loffredo, una bambina di appena sei anni violentata e uccisa in un piccolo paese di 38.000 abitanti della città napoletana a giugno del 2014. La morte avvenne per una caduta dal balcone, all'ottavo piano di un palazzo nel Parco Verde di Caivano, lo stesso dove un anno prima ebbe uguale sorte un altro bambino di tre anni (Antonio Giglio),che adesso sembra collegarsi alla stessa motivazione che ha portato alla morte la piccola Fortuna; violenza e pedofilia.

Colpevole l'assassino e l'omertà

Gli inquirenti sembrerebbero arrivati alla soluzione di un caso, che da due anni s'è scontrato con il silenzio inquietante dell'omertà da parte degli abitanti del paese; quelli che 'non sapevano' e quelli del palazzo in cui è accaduto l'omicidio che 'non avevano visto'. Fortunatamente la vicenda ha preso una svolta decisiva verso la sua risoluzione, grazie al coraggio di tre bambini che hanno raccontato cosa accadeva all'interno del palazzo; una storia fatta di violenza e del rifiuto di Fortuna Loffredo che ha tentato in tutti i modi di sottrarsi all'ennesimo sopruso da parte dell'assassino, il 44enne Raimondo Caputo (compagno della madre), che vedendosi rifiutato l'ha spinta giù dall'ottavo piano.

Le indagini intraprese in seguito dagli inquirenti si sono scontrate con il 'sentiero delle scimmie', nessuno aveva visto, nessuno parlava e nessuno aveva sentito malgrado le richieste della madre di Fortuna (Domenica Guardato), che voleva risposte da parte dei vicini o dal circondario; perché lei sapeva che qualcuno era testimone dell'accaduto e che "il mostro era lì', insieme a loro.

Una rete nascosta di pedofili

Sarebbe questa la conclusione che ha portato la morte di Fortuna e del piccolo Antonio, nel caso che attualmente sta riaprendo le indagini della Procura di Napoli nord, coordinata da Domenico Airoma e che sembrerebbe indirizzarsi verso una rete di pedofili dove l'infanzia, all'interno del Parco Verde di Caivano non è mai stata tutelata e dove viene abusata da questi 'mostri'.

Omertà e connivenza hanno così fatto parte di questo caso e si scopre quando si riporta alla luce la scarpina destra della bambina uccisa, occultata dalla stessa signora dell'ottavo piano che in seguito negò insistentemente di aver visto qualcosa. Molto simile è il quesito della scarpina destra di Antonio, il bambino morto un anno prima 'volando' giù dallo stesso palazzo, che non gli venne vista al piede e che non fu mai più ritrovata. Adesso si scopre che durante le indagini succedutesi per trovare l'assassino di Fortuna in questi due anni, sono stati identificati altri quattro bambini vittime di probabili abusi di violenza e pedofilia. Fortunatamente i tre bambini che hanno aiutato gli inquirenti nelle indagini, fratelli di Antonio (il bambino ucciso), figli di Marianna Fabozzi, sono stati allontanati dal contesto familiare e seguiti da una equipe di psicologi che stanno vedendo il sorriso rinascere nei loro volti.

Intanto le indagini sull'omertà e le false testimonianze date da alcune persone del posto, negli interrogatori dopo l'accaduto, sono al vaglio degli inquirenti e probabilmente riveleranno in futuro altre cose più inquietanti.