Si trova nella penisola dello Yucatan, nel Messico, quella che potrebbe essere una città maya di cui non si conosceva l’esistenza. Un teenager canadese appassionato di archeologia, William Gadoury, abitante nel Quebec, a Saint Jean de Matha, particolarmente interessato alla storia della civiltà Maya, passa molto del suo tempo studiando argomenti che riguardano il loro modo di costruire città e villaggi, ed in questo si fa aiutare dalle immagini satellitari di Google Earth, comodamente da casa, e con l’ausilio di mappe stellari.

Quale la scelta dei siti?

In un’intervista ha affermato che ‘I maya furono costruttori molto bravi, ma non lo furono altrettanto nella scelta dei luoghi dove erigerle. Ad esempio sceglievano luoghi lontani da fiumi o da terre fertili, e questo era molto strano per una civiltà intelligente. Però si sa che furono bravi astronomi, per cui ho provato a trovare il motivo che c’è dietro alle scelte’. Forse proprio per questo le città andarono in rovina e furono abbandonate, per avere preferito la scelta astronomico/religiosa a quella pratica della vivibilità della città da parte dei suoi abitanti.

La risposta in una costellazione

A questo punto, dopo aver correlato la forma delle 22 costellazioni conosciute dai maya e la loro posizione in quell’epoca con la disposizione geografica di 117 loro antiche città conosciute, il ragazzo è arrivato alla conclusione che la 23esima costellazione era incompleta, e che probabilmente doveva essere ancora scoperta una città.

Il passo successivo, per avere la conferma, è quello di chiedere un aiuto all’Agenzia Spaziale Canadese (CSA) che prontamente gli fornisce mappe satellitari ad alta definizione da confrontare con quelle più grezze del programma di Google che possiamo tutti usare. Da queste appare un’area con una densa vegetazione che avrebbe potuto nascondere strutture artificiali proprio dove lo studio suggeriva potesse trovarsi la città scomparsa.

Dalla forma che si può notare, sembrerebbero quasi i resti di una piramide.

Si fanno ipotesi sul ritrovamento dell’antica città di K’aak Chi, o ‘Bocca di fuoco’ che era rimasta finora senza una collocazione. Un articolo dettagliato verrà pubblicato presto in una rivista scientifica, e nel prossimo anno il ragazzo presenterà i suoi studi in una conferenza in Brasile. Niente male per un dilettante archeoastronomo quindicenne!