Eritrea ed Etiopia sono tornate a stuzzicarsi militarmente lungo il confine che separa i loro territori nazionali, riaccendendo uno dei tanti conflitti africani che non hanno trovato soluzione nonostante i negoziati e gli accordi di pace raggiunti in passato. Secondo le ultime informazioni, negli ultimi due giorni si sono verificati scontri a fuoco che hanno causato la morte di decine di militari, con l'esercito eritreo che avrebbe dovuto sopportare il maggior numero di perdite.

Al momento le cause che hanno portato a questa escalation lungo il confine, dove i due stati rivolgono con fermezza una serie dirivendicazioni territoriali, sono difficilmente individuabili, anche a causa della scarsa collaborazione mostrata dai rappresentanti di entrambe le partite, che si accusano reciprocamente di aver dato inizio alla riapertura del conflitto.

In realtà, il confine che separa Eritrea ed Etiopia è da decenni oggetto di tensioni politiche e luogo di reiterati scontri militari, che spesso e volentieri hanno coinvolto anche la popolazione civile che risiede in questa zona. Però negli ultimi anni la frattura che divide i due paesi si è inasprita al punto tale da comportare aggressioni militari nell'ambito di rilevanti violazioni della sovranità territoriale.

Fatto sta che la situazione non sembra affatto risolta: recentemente il presidente eritreo Isaias Afwerki, durante la celebrazione dei venticinque anni di indipendenza, non ha esitato ad accusare l'Etiopia di essere ostile nei riguardi della sovranità eritrea. L'anno scorso il primo ministro etiope, Hailemariam Desalegn, aveva invece detto che le truppe etiopi erano più che pronte a mettere in atto un adeguato intervento militare contro l'Eritrea a causa delle continue provocazioni e dei suoi ripetuti tentativi di destabilizzare l'Etiopia.

Uno dei tanti conflitti africani irrisolti

Il Corno d'Africa, regione dell'Africa orientale che comprende Etiopia, Eritrea, Somalia e Gibuti, è stato teatro di una guerra militare che ha coinvolto Eritrea ed Etiopia e che, stando ad una serie di stime, ha comportato la morte di circa 80 milapersone, tra cui quasi 20 mila soldati eritrei.

Questo conflitto armato fu dovuto alla difficile definizione dei confini territoriali (soltanto uno dei tanti nell'ambito delle dispute e dei conflitti africani) tra i due paesi ed ha visto interessata specialmente la città di Badammè, abitata prevalentemente da cittadini eritrei. Le violazioni dei diritti umani in questa striscia di territorio e la conseguente emigrazione massiva della popolazione locale hanno determinato l'intervento diretto delle Nazioni Unite, che attraverso una commissione apposita sono riuscite a portare le due parti al tavolo dei negoziati, nel cosiddetto accordo di Algeri del 2000.

Quella commissione terminò le attività investigative e il suo arbitrato due anni dopo, giungendo alla conclusione che la città di Badammè fa parte del territorio eritreo. Il problema è che ad oggi l'Etiopia non ha ancora ritirato il suo esercito dalla città e dalla zona circostante, il che non può non essere fonte di tensioni.

Vale la pena di ricorda che fino ai primi anni Novanta l'Eritrea faceva parte a tutti gli effetti dell'Etiopia. La guerra che portò all'indipendenza eritrea iniziò nel 1961 e si protrasse fino a al 1993, anno in cui fu disposto un referendum (sostenuto dalle stesse istituzioni etiopi) in cui il popolo eritreo voto all'unanimità per l'indipendenza. La stessa Etiopia riconobbe formalmente poco dopo l'Eritrea.