Il Cara di S. Anna, situato a Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, è uno dei più grandi centri d’accoglienza e di identificazione in Europa e rischia di esplodere, almeno secondo quanto affermato nei giorni scorsi dal Sindacato indipendente di Polizia.Più che un centro di accoglienza sembra un centro di detenzione entro il quale le condizioni di vita sono al limite. Portavoce della denuncia è Giuseppe Brugnano, segretario generale regionale del Coisp Calabria, è non è la prima volta che si leva tale voce, puntualmente inascoltata. Nel dettaglio, il rappresentante del sindacato di Polizia, fa rilevare che il centro è talmente pieno da non poter accogliere altri migranti che ormai sbarcano quotidianamente sulle nostre coste.

La situazione è diventata invivibile per mancanza di norme igieniche

Gli ospiti vengono ammassati in un capannone e chiusi a chiave con finestre sbarrate e senza adeguata ventilazione degli ambienti, in attesa di essere identificati, cosa che non avviene di certo secondo le norme stabilite, che imporrebbero l’assolvimento di tale gravoso compito entro le 24 ore successive al ricovero presso il centro che Bugnano non esita a definire “gulag”. La privacy non esiste e persino i materassi sono ammassati a terra gli uni accanto agli altri. Esistono soltanto due bagni, sporchi e con muffe attaccate ovunque. Intervistato ai microfoni di TG3 Calabria, un immigrato afferma che i pasti forniti consistono in un piatto di pasta due, panini e una sola bottiglia d’acqua, anche adesso che il caldo estivo è divenuto rovente.

Gli ospiti del Cara di località S. Anna, vagano per il centro di Crotone quasi come in branchi, per poi dislocarsi presso aree di parcheggio cittadine o nelle aree maggiormente frequentate per chiedere l’elemosina. Arrivano la mattina nel piazzale “Nettuno” nel capoluogo, vomitati da autobus lerci e stracarichi messi a disposizione dal gestore del Cara.

In questo consiste essere schiavi, vite umane che non potranno mai andare oltre il confine della pelosa accoglienza, non potendo trovare collocazione lavorativa e tantomeno abitativa in quella che è diventata da tempo un’ex Nazione che non è in grado di garantire quei requisiti di sopravvivenza neppure ai suoi cittadini.

Manca il personale e chi può scappa

Tantissimi di quei migranti, che di fatto non sono dei detenuti, evadono dalle sbarre della vergogna, andando a infoltire le schiere degli invisibili. Nell’ultimo sbarco - spiega Giuseppe Brugnano del Cosip - alcune delle 260 persone con malattie infettive, hanno scavalcato una rete di recinzione del campo la cui criticità era stata ampiamente denunciata. Si avviano dunque a ingrossare file di eserciti che non esistono sulla carta, ma che agiscono incontrollati lambendo la soglia della criminalità, a partire dalla prostituzione. Ovviamente a farne le spese di una simile situazione sono anche gli operatori di polizia, cui è relegato l’ingrato compito di turare ogni tipo di falla, per come può fare un insufficiente numero di uomini, assolutamente inadeguato a fronteggiare una situazione così drammatica.

Gli operatori di polizia devono dunque garantire l’ordine pubblico del centro di accoglienza di S-Anna pur non disponendo degli strumenti idonei per gestire una struttura così grande e che, a questo punto, per le carenze d’organico, si farebbe prima a chiudere. Intanto la settimana scorsa sono sbarcati in Calabria duemila migranti in due giorni. Davvero non sono pochi.