La Corte di cassazione, Sezione Quinta Penale, con Sentenza n. 34800 del 10 Agosto 2016, ha sancito che è reato far credere ad una donna di essere single o divorziato quando non è vero; l'imputazione che ne consegue non è quella di "bigamia" ma di "sostituzione di persona".

Secondo la Corte di Cassazione chi si attribuisce un falso stato coniugale (separato, divorziato o non legato da alcun matrimonio religioso) allo scopo di avviare una relazione sentimentale è responsabile del reato di sostituzione di persona punibile ai sensi dell'art. 494 del codice penale.

Il fatto

Il fatto nasce nella periferia milanese dove un uomo, regolarmente sposato, avviava una relazione sentimentale con una donna del posto facendole credere di essere seriamente intenzionato nei suoi confronti. La ragazza, ignara della reale situazione, iniziava a frequentare l'uomo e, dopo un certo periodo di tempo, andava a convivere con lui. Iniziavano, così, ad abitare sotto lo stesso tetto ed a progettare un'unione stabile. A tal fine, iniziavano a frequentare un corso prematrimoniale presso una parrocchia milanese ove il promesso sposo riferiva al parroco di essere divorziato e di aver ottenuto l'annullamento del matrimonio religioso da parte del Tribunale della Sacra Rota.

Il colpo di scena

Poco dopo l'avvio della convivenza, il fidanzamento si interrompeva bruscamente quando la ragazza, che nel frattempo era rimasta incinta, insospettita dei continui rinvii delle nozze, scopriva che l'amato non solo era sposato ma, addirittura, non si era mai separato dalla prima moglie la quale, peraltro, aspettava anche lei un bambino.

L'epilogo

La Corte di Cassazione, rifacendosi alla sentenzadei giudici milanesi che avevano condannato l'uomo per il reato di sostituzione di persona e non di bigamia, ha confermato la pronuncia. A nulla sono valse le rimostranze del fintosingleatte a far emergere che le nozze non si erano mai celebrate: la Corte ha puntualizzato che il reato di cui all'art. 649 c.p. si consuma nel momento in cui taluno induce l'altro in errore, a prescindere o meno che l'evento sia stato consumato.