Le moderne tecnologie a cui siamo abituati ci portano a pensare che l'individuazione precisa della faglia nel territorio sia quasi un fatto scontato e di certosina precisione, invece non è così. Da giorni, precisamente dal 24 agosto scorso, i geologi dell'IGV - Istituto di geologia e vulcanologia - hanno battuto centimetro per centimetro la campagna circostante Amatrice e i borghi devastati dal sisma, proprio per trovare la faglia - o tracce di essa - che ha causato 291 morti, decine di dispersi, più di trecento feriti e migliaia di sfollati.

A caccia di faglie

Dopo giorni di duro lavoro, i ricercatori hanno quindi individuato una faglia principale - che è addirittura emersa fino in superficie - ed insieme ad essa tante piccole altre faglie ancora attive. La faglia più grande, che ha causato il devastante Terremoto di Amatrice, è stata individuata alle falde del Monte Vettore. Un punto non proprio facile da raggiungere a piedi, che si raggiunge dopo parecchie ore di cammino.

I ricercatori erano sulle sue tracce da tempo, iniziando il percorso per raggiungerla dalla frattura che emerge ad Amatrice e poi si dirige ad est, verso Rieti. La faglia è presente in quel territorio da parecchi anni, nota anche in letteratura idrogeologica. Lo studio che stanno facendo ora i geologi è quello di vedere se la faglia in questione si sia mossa anche in superficie.

Dai monitoraggi effettuati il risultato è allarmante. La frattura si è mossa di venti centimetri in superficie, facendo sprofondare di circa un metro la terra in quei punti. Ma secondo quanto riferito dai geologi, che stanno perlustrando quelle zone, ci sarebbero altre faglie di superficie con una certa continuità.

Cosa ci si deve aspettare per il futuro

Ieri si è registrato una scossa di magnitudo 4.4 vicino ad Arquata del Tronto, scossa sentita molto bene anche dai ricercatori che stavano svolgendo attività di monitoraggio sotto la montagna. Una sequenza sismica che forse si è arrestata ieri pomeriggio, e che ha contato più di duemila scosse.

Ora il lavoro dei ricercatori si concentrerà proprio su questa faglia per capire se il suo movimento abbia causato l'attivazione di altre faglie nel territorio, con tutto quello che da ciò può conseguire. La fagliazione di superificie è quindi un fenomeno che si sta sviluppando e con cui dovremo imparare a convivere e confrontarci. Perché anche le faglie che arrivano in superficie hanno una certa pericolosità che va tenuta in grande considerazione.