Un drammatico fatto di cronaca ha svegliato Milano questa mattina. Alberto Flores D'Arcais, pediatra operantenell'ospedale di Legnano, è stato ritrovato morto sotto la sua abitazione. L'uomo, accusato di pedofilia, si è tolta la vita buttandosi dal sesto piano.

Le accuse che pesavano su di lui e il triste epilogo

Primario dell'ospedale di Legnano fino al momento delle pesanti accuse di pedofilia nei suoi confronti, D'Arcais era stato accusato di aver commesso diciotto atti sessuali illeciti con bambine minori di tredici anni durante le visite che eseguiva nella struttura lombarda.

Per giunta, dalle verifiche messe a punto dagli esperti su incarico dell'autorità giudiziaria, sono emersi vari accessi a siti pedopornografici dove vengono resi noti racconti di abusi su bambine durante le visite, come riportato da Rainews.it.D'Arcais, tuttavia, si è sempre dichiaratoinnocente, respingendo le accuse. L'indagine lo aveva costretto agli arresti domiciliari dallo scorso luglio. Il pediatra, però, non ce l'ha fatta a convivere con tale macigno e questa mattina si è buttato dal sesto piano della sua abitazione in via Belgirate a Milano. Quando sono giunti i soccorsi del 118 intorno alle sette non c'era più nulla da fare e hanno potuto soltanto decretarne la morte. Il medico di famiglia, Alberto Aronica, pienamente convinto dell'innocenza dell'amico, ha dichiarato che negli ultimi tempi il pediatra mostrava preoccupanti segni di malessere: "A fine luglio stava molto male, così gli ho consigliato una visita psichiatrica: avevo capito che rischiava il suicidio.

Aveva perso tutto, aveva perso ogni speranza". Dopo il gesto di D'Arcaisla Procura si avvia alla chiusura delle indagini.

L'addio del perdiatra alla famiglia e ai colleghi

Prima dell'esasperato gesto, Alberto Flores D'Arcais, sessantuno anni, ha voluto scrivere delle righe destinate alle persone a lui più care. In particolare, nella sua dimora dagli inquirenti è stato ritrovato un biglietto che recitava tali parole: "Perdonatemi, vi amo".Altre dieci buste erano presenti in casa e, con tutta probabilità, erano rivolte all'attenzione di amici e colleghi: sono state sequestrate dalla magistratura.