Ha fatto scalpore la notizia dello stupro di una ragazzina 17enne da parte di un 22enne di origini albanesi in una discoteca di Rimini.I media hanno riferito che la vicenda risalirebbe a questa primavera ed è stata denunciata dalla famiglia della vittima dopo che la stessa è venuta a conoscenza del video diffuso su WhatsApp da parte delle sue "amiche" che riprendevano lo stupro per diffonderlo sul social.Da quella triste vicenda, la 17enne vive in uno stato di terrore e su Facebook è stata anche attaccata dalle ragazze che hanno filmato e diffuso il video della violenza sessuale.

Gli insulti delle "amiche" su Facebook

Secondo quanto riferito dal quotidiano la Repubblicaalcune "amiche" della vittima si sarebbero rese responsabili anche di attacchi via Facebook alla vittima, tanto che gli avvocati della stessa vittima hanno sostenuto che presenteranno delle denunce contro le responsabili di questo episodio di 'cyberbullismo'.

Inoltre, secondo quanto riferito dal sito "Teller.it" le cinque ragazzine che hanno girato il video si sono rese responsabili di dichiarazioni "controverse" sostenendo di non aver aiutato la vittima perché "non ci avevano pensato" e che il video sarebbe stato girato per consegnarlo alla madre della vittima, mentre nella realtà risulta che il video sia finito esclusivamente su WhatsApp.

L'emergenza del bullismo violento e la minimizzazione del fenomeno

Il violentatore di origine albanese è stato descritto come un classico bullo violento e d'altro canto, se le ricostruzioni dei media corrispondono a verità, anche le ragazzine "amiche" della vittima sembrerebbero essere un gruppo di bulle, dato che si sono scagliatecontro la ragazza del gruppo più "debole".

C'è da segnalare che l'emergenza del bullismo violento si sta rivelando sempre di più una vera e propria "piaga sociale", complice anche una duratura minimizzazione del fenomeno che vittimizzava e vittimizza il bullo o la bulla, spesso visti meramente come "ragazzi difficili" e in qualche modo "colpevolizza" la stessa vittima, magari "colpevole" di essere considerata troppo "debole" e a volte accusata di "essersela cercata".