Non si placano le polemiche dopo le parole dette da Flavio Briatore a Otranto il 19 settembre scorso. Parole ritenute offensive, ad esempio, dal consigliere regionale pugliese del Pd Sergio Blasi che le ha rimandate al mittente, opponendo al format della vacanza lussuosa che il Salento non saprebbe offrire (questa, in sintesi, la critica di Briatore), la tipicità di un territorio che va bene così com’è, anche nella sua proposta ricettiva.

Il ‘buen retiro’ salentino di Helen Mirren

Anzi, Al Bano, intervenuto in quanto persona direttamente interessata, visto che in provincia di Brindisi gestisce le omonime tenute con albergo e ristorante, ha sottolineato che è proprio la tipicità delle masserie e degli agriturismi ad attirare gli stranieri.

Stranieri come, ad esempio, l’attrice premio Oscar Helen Mirren che ha deciso addirittura di acquistarla, una di queste masserie, e ha investito fra Tricase e Tiggiano, nell’estremo sud del #Salento, in una fattoria cinquecentesca nella quale torna spesso insieme al marito Taylor Hackford. In un’intervista di qualche mese fa, la protagonista di The Queen ha parlato a lungo del suo amore per la terra degli antichi Messapi, senza nasconderne certi elementi spigolosi. L’ha definita infatti “tough”, difficile, ma non per questo meno ospitale. Probabilmente Briatore ha in mente un altro target, che conosce e che dovrebbe portargli un bel po’ di soldini nel Twiga, il locale che aprirà l’anno prossimo dalle parti di Otranto.

Però forse non conosce alcuni numeri. O fa finta.

I dati del turismo in Salento e Puglia

A fine luglio Confcommercio ha pubblicato i dati, basati su rilevazioni Istat, del turismo in Italia dal 2008 al 2015. Ebbene, in Puglia, nell’arco di questi sette anni, l’incremento degli arrivi è stato pari a +17,3%, da due milioni 900 mila a più di tre milioni 420 mila.

Solo gli stranieri sono passati da quasi 423 mila a 728.655 (+72,3%). La provincia di Lecce nel 2015 ha guidato la classifica con, in totale, 914 mila arrivi, seguita da quella di Foggia (903 mila). È il ritratto di un settore non certo depresso, che deve migliorare e crescere, in cui però l’ospitalità a sei stelle può convogliare solo una percentuale di ricchezza. Che ci siano anche i luxury resort è giusto. Ma da soli non possono fare la differenza di un’economia turistica. Checché ne dica Briatore che, del resto, non parla in modo disinteressato.