Nel vertice a tre che si è tenuto a Berlino tra Angela Merkel, Francois Hollande e Vladimir Putin, i due leader dell'Unione Europea hanno duramente condannato la massiccia campagna di bombardamenti che la Russia ha attuato nelle ultime settimane in Siria. Parigi e Berlino si sono espresse con favore riguardo alla tregua attualmente in atto ad Aleppo, auspicando la fine di un'azione che è stata definita "inumana" e chiedendo a Putin di usarela sua influenza presso Damasco, affinché Bashar al-Assad "non utilizzi la lotta al terrorismo per bombardare una città con oltre 300 mila abitanti".

Dal Cremlino è arrivata oggi una risposta affermativa, la pausa umanitaria sarà estesa fino a lunedì. Ma, nel contempo, la Russia si sta preparando ad un'azione militare senza precedenti, obiettivo la Siria e la ribellione anti-Assad, le cui sacche di resistenza devono essere spezzate adesso che Washington è impegnata sul fronte delle elezioni presidenziali.

Le grandi manovre di Mosca

A lanciare l'allarme un alto diplomatico della NATO che, intervistato dalla Reuters, ha confermato le grandi manovre in atto. In questo momento una colossale flotta navale russa sta costeggiando il Nord Europa in direzione Gibilterra. Per l'Alleanza Atlantica non ci sono dubbi, le navi da guerra stanno per entrare nel Mediterraneo e punteranno dritte verso la Siria.

Tra i mezzi in viaggio la portaerei "Kuznetsov", carica di bombardieri, e l'incrociatore nucleare "Pietro il Grande", oltre numerose fregate e navi di supporto. Non che la cosa fosse 'top secret', tutt'altro. Nelle scorse settimane, infatti, gli organi di stampa russi avevano parlato dell'invio di una flotta nel Mediterraneo.

Secondo la NATO, però, le dimensioni di questa flotta sono "senza precedenti dalla fine della guerra fredda ai giorni nostri. Non si tratta certamente di un'esercitazione - ha sottolineato l'esponente dell'Alleanza Atlantica alla Reuters - ma di un'azione il cui scopo è quello di intensificare i raid aerei su Aleppo". Le foto delle navi in transito nel Mare del Nord sono state scattate dalla marina militare norvegese e, secondo le intelligence del Paese scandinavo, "si tratta dell'attacco finale ad Aleppo est".

Ribelli con i giorni contati?

Una cosa è certa, sebbene la stampa occidentale tenda a ruotare attorno al vero fulcro della questione. Putin ed Assad stanno vincendo la loro guerra, la stessa pausa umanitaria ad Aleppo è stata studiata per dare ai ribelli una via d'uscita ed è chiaro che parecchi miliziani potrebbero prenderla, lasciando la città senza ulteriori perdite. Il 'cessate il fuoco', come sempre, non comprende le milizie jihadiste. Per Mosca e Damasco i combattenti dell'ex Fronte Al Nusra, fino a pochi mesi fa espressione di Al Qaeda in Siria, sono "terroristi" e saranno combattuti. Ai governi di Arabia Saudita, Qatar e Turchia è stato chiesto di "isolarli" dai ribelli moderati. L'impressione è che i primi due Paesi, considerato che ormai la ribellione siriana è una partita persa, possano rispondere affermativamente e lasciare, pertanto, gli ex qaedisti al loro destino.

Stesso comportamento è atteso da Ankara che, oltretutto, con il massiccio attacco nei confronti delle forze curde nel nord della Siria si sta semplicemente limitando a tutelare i propri interessi. Tra i due mali, il governo di Assad e la possibile nascita di uno Stato curdo indipendente al confine con la Turchia, Recep Erdogan ha indubbiamente scelto quello che giudica "minore" e la sua posizione intransigente verso Damasco si è ammorbidita alla luce del rinnovato dialogo con la Russia. La tregua di Aleppo, pertanto, sembra proprio la quiete prima della tempesta, una tempesta dalla quale Vladimir Putin e Bashar al-Assad vogliono uscire saldamente in piedi. Se cade Aleppo est, sarà difficile immaginare un futuro della Siria senza l'attuale governo. Per gli Stati Uniti si prospetta, pertanto, la sconfitta più cocente del dopo-Vietnam, anche se in questo caso è una disfatta politica e non militare.