"È arrivata l'ora. L'operazione per liberare Mosul è iniziata". È il tweet lanciato nelle ultime ore dal primo ministro iracheno Haider Al Abadi. Un messaggio che annuncia l'offensiva delle forze Antiterrorismo per la riconquista della città, per cacciare l'Isis dal Nord dell'iraq. Un'operazione senza tempi certi: potrebbe durare giorni o settimane. Mosul, seconda città del Paese, è definita la "Capitale" irachena dello Stato islamico. Nel blitz avviato, una delle più importanti iniziative militari degli ultimi anni, l'Isis rischia un colpo pesante.

Forse il più duro fra quelli subìti fino a oggi. Sono bastate già poche ore, quattro circa, per sottrarre sette villaggi al controllo dell'Isis, grazie alle forze curde dei Peshmerga. È quanto si apprende da Al Jazira.

L’avanzata verso Baashiqa

L'emittente tv Sky Arabia riferisce che l'esercito iracheno avrebbe già abbattuto la prima linea difensiva posta all'esterno di Mosul, dirigendosi a Baashiqa. Sarebbe sempre più massiccio il numero di miliziani dell'Isis in fuga verso la Siria, dopo aver provveduto a tagliarsi la barba e a togliersi le divise. La televisione satellitare Al Arabiya ha fatto riferimento a lunghe colonne di fumo nella parte Est di Mosul. Dall'alto, aerei delle forze irachene e della coalizione dominano le aree periferiche della zona Nord di Mosul.

I jihadisti non starebbero a guardare, bombardando diversi villaggi vicini a Mosul. È quanto riferito alla tv curda Rudaw da fonti militari. A quanto pare le forze dei Peshmerga non dovrebbero entrare a Mosul, limitandosi a circondare la città, dove si attenderebbe l'ingresso delle forze governative di Baghdad, la Sedicesima divisione dell'Esercito e la Polizia federale.

È quanto lasciato intendere da Kifah Mahmud Karim, consigliere per i media del presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Mas'ud Barzani.

Dabiq, città simbolo

Intanto, i ribelli siriani hanno ripreso il controllo di Dabiq, che da circa due anni, dal 2014, si trovava nelle mani dei jihadisti. Si tratta di un villaggio di circa tremila abitanti, non molto grande, di relativa importanza strategica, ma di una certa rilevanza sul piano simbolico, che ruoterebbe intorno a una profezia riconducibile all'Islam sunnita.

Più precisamente al trionfo dei musulmani del califfato sui cristiani, in una sorta di scontro finale, epico in tutti gli aspetti, prima dell'Apocalisse. Così tenuta in considerazione, tale profezia, che gli stessi jihadisti hanno denominato "Dabiq" la rivista di propaganda, diffusa in lingua inglese. I combattenti dell'Isis avrebbero opposto una resistenza tutt'altro che strenua per difendere quella che, più che una roccaforte, viene ritenuta da più parti un'icona, a poche decine di chilometri da Aleppo, nella zona Nord della Siria. E proprio ad Aleppo in queste ore imperversano i bombardamenti dopo che ieri sera non sono andate a buon fine le trattative di Losanna tra i rappresentanti dei Paesi si trovano coinvolti a vario titolo nel conflitto siriano, in prima linea Russia e Stati Uniti d'America.