Sembrava non ci fosse più nulla da aggiungere nell’istruttoria a carico di don Pascal Manca, ex parroco di Mandras e Villamar, arrestato nel maggio del 2015 con l’accusa di pedofilia. Accuse talmente gravi, e circostanziate, da costringere il tribunale del riesame a rifiutargli anche gli arresti domiciliari.

Adesso, il colpo di scena, a distanza di quasi un anno e mezzo, ricompare uno dei ragazzini che sosteneva di aver subito abusi dal parroco, ritratta e incrina un castello accusatorio che fino ad oggi appariva inattaccabile.

Il prossimo 4 novembre il sacerdote comparirà davanti al gup Ermengarda Ferrarese, su richiesta dei difensori Luigi e Pierluigi Concas, per chiedere il rito abbreviato.

Gli sarà concesso, come ha precisato il magistrato, solo a condizione che sia presente il teste che ha ritrattato e che, don Pascal, si sottoponga ad una perizia psichiatrica che avvalori, in parte, la sua versione dei fatti. Vale a dire che non aveva la piena facoltà di intendere e di volere durante gli episodi che lo vedono incriminato, perché sotto l’effetto della grande quantità di farmaci che assumeva.

Farmaci che hanno un ruolo fondamentale nell’intera vicenda. Infatti, secondo le accuse pervenute con una lettera anonima alla procura di Cagliari, il prete avrebbe usato degli psicofarmaci per ridurre i ragazzi, tutti compresi tra i 15 e i 17 anni, in una condizione di torpore e, comunque, tale da permettergli di approfittare facilmente di loro.

Infatti, le conclusione a cui giunse il pubblico ministero Liliana Ledda furono raccolte in un solo capo d’imputazione: aver messo le vittime in condizioni d’incapacità per mezzo di bevande composte da farmaci dagli effetti sedativo-ipnotici, che li rendevano incapaci di difendersi dagli abusi sessuali.

Il primo processo dello scorso 27 settembre risultò aperto e subito rinviato ma non a causa delle novità testimoniali intervenute, perché il ragazzo che ha ritrattato non era ancora comparso sulla scena.

In rinvio che sicuramente è giustificato da motivi procedurali ma potrebbe, secondo qualche ipotesi, essere dettato da motivi di prudenza, perché pochi giorni prima c’era stato un evento che ha destato molto scalpore.

Il caso riguardava don Luca Pretta, ex parroco della chiesa di Santa Giusta a Gesico, assolto dall’accusa di pedofilia perché le accuse erano assolutamente infondate.

Infatti, il giudice per le indagini preliminari accogliendo la richiesta del pm Liliana Ledda pose fine all’incubo che aveva stravolto per un anno la vita del religioso.

I motivi di queste ipotetiche perplessità potrebbero nascere da alcuni punti comuni tra le due vicende, anche se profondamente diverse. A destare curiosità è la presenza nelle due differenti istruttorie degli stessi due parroci che hanno accusato entrambi gli imputati.