Rovinato da una virgola. Questa è in sintesi la storia di kafkiana ispirazione in cui si è ritrovato un agente di commercio della provincia di Pordenone, Luca Schiavon, che per un banale errore di posizionamento di una virgola ha pagato al fisco l'astronomica cifra di 96.730 anziché 967,30.

La burocrazia italiana

Chi di noi non ha mai fatto degli errori di calcolo o di posizionamento di virgole o punti? Ecco da ora in poi dovremmo fare molta più attenzione, ancora di più se stiamo scrivendo qualcosa destinata al fisco italiano. Già perché in un Paese normale, se uno ad esempio fa degli acquisti e per errore dà al commerciante una cifra superiore a quanto dovuto, ravvisato l'errore tra persone perbene si ci dà una stretta di mano e si ritorna in possesso del maltolto.

Ma se la controparte è lo Stato italiano, le cose si complicano enormemente. Già perché i rigidi protocolli della burocrazia invece di semplificare le cose, le rendono sempre paradossalmente più complicate arrivando talvolta anche ad essere definite grottesche.

E proprio così, grottesca, potremmo definire anche la vicenda del signor Schiavon, che oltre al danno di aver pagato una cifra spropositata di Iva rispetto a quanto realmente dovuto, ha visto aggiungersi anche la beffa perché la restituzione dei soldi - come asserito dalla stessa Agenzia delle Entrate - avverrà in comode rate di mille euro ogni tre mesi.

25 anni per riavere la somma erroneamente versata

Facendo un rapido calcolo ci vorranno circa venticinque anni per il signor Schiavon poter recuperare la cifra erroneamente versata.

Una soluzione che se da un lato ha lasciato basito l'agente di commercio, dall'altro ha sollevato un vespaio di polemiche sulla correttezza del fisco italiano e sulle assurde condizioni a cui noi cittadini comunque dobbiamo sottostare, quando a vario titolo ed in varia misura ci approcciamo allo Stato.

Una vicenda che sicuramente avrà un grande eco internazionale, grazie alla massiccia condivisione sui social network, e che contribuirà non poco ad aumentare la sfiducia degli investitori internazionali in Italia.