Non si ripeterà mai abbastanza quanto peculiare sia il tessutoeconomico e socialedelle aree montane che in questi ultimi due mesi sono state vessate dalla furia del terremoto che da agosto si abbatte implacabile sul centro Italia con innumerevoli scosse. I paesini di Umbria, Marche e Lazio colpiti dal sisma vivevano principalmente grazie all'agricoltura, alla pastorizia e al Turismo. Oggi tutte e tre queste attività sono in fortissima crisi.

Il dramma degli allevatori

Al di là della caparbia volontà di molti "montanari" a non abbandonare i loro paesi natii, nella resistenza alla "deportazione" verso il mare si aggiunge un altro fattore.

Gli allevatori non possono in nessun modo abbandonare le loro bestie, che hanno bisogno di cure, di essere sfamate, ed ora necessitano di un ricovero contro il freddo che arriva. Moltissime stalle sono crollate o danneggiate, e ancora non è stata trovata una soluzione idonea. Sono necessarie strutture in cui riparare gli animali e coloro che li devono accudire. Senza il latte, la carne, e le coltivazioni, per i territori colpiti è praticamente impossibile pensare ad una rinascita.

Le conseguenze sul turismo

C'è un altro settore che fa il paio con quello dell'allevamento e dell'agricoltura, ovvero il turismo. Basti pensare a Norcia, o a Castelluccio: sono borghi noti per le loro specialità enogastronomiche (oltre che per le loro bellezze paesaggistiche e culturali) ma che adesso non possono più fregiarsi della loro tradizione di accoglienza e ricettività.

Le strutture alberghiere, per la maggior parte, sono distrutte. Quelle ancora integre hanno visto disdette tutte le prenotazioni del periodo. La gente ha paura, e c'è anche da aggiungere il fatto che molte delle cose che le persone venivano qui a vedere non esistono più.

Paesaggio e patrimonio culturale

Questo Terremoto ha infatti deformato il paesaggio (la piana di Castelluccio si è abbassata di ben 70 centimetri) e ha lesionato gravemente o distrutto dei siti di inestimabile valore storico-artistico.

Basti pensare alla chiesetta di Santa Maria in Pantano, affrescata con le immagini delle Sibille, che si trovava all'ombra del monte Vettore ed oggi è poco più che un mucchietto di sassi. Con essa è crollato il simbolo delle guide, che oggi dicono di aver perso i loro punti di riferimento, di non avere più un percorso da seguire e da far seguire.

Insomma, lo smarrimento e la sfiducia in questo momento sono enormi, ma altrettanto ferma è la volontà, da parte di tutti, di raccogliere i cocci di una vita interrotta e di ripartire da lì. Forse non sarà possibile ricostruire tutto com'era e dov'era: ma sarà possibile costruire qualcosa di nuovo sulle stesse basi e sugli stessi principi di operosità, fede e collaborazione che questa gente ben conosce.