Quattro terremoti hanno scosso la Nuova Zelanda in due ore. In più, è scattato l’allarme tsunami. Ma perché il sisma di 7,8 gradi nella scala di Richter ha provocato panico nella popolazione ma non ha messo in ginocchio interi quartieri, come è accaduto lo scorso 24 agosto nel centro di Italia?

Lontano dalla costa

Le autorità hanno confermato che due persone sono morte dopo il Terremoto in Nuova Zelanda. Migliaia di persone sono scappate dalle proprie case per rifugiarsi lontano dalle coste, in aree protette. Il servizio di ambulanze St. John inviò elicotteri con personale medico alle zone dell’epicentro, a 91 chilometri da Christchurch.

Le onde provocate dal terremoto arrivavano a cinque metri. Per il coordinatore nazionale del Ministero della Difesa Civile, Sarah Stuart-Black, “le prime onde sono arrivate, ma sappiamo che è troppo presto per sapere qual è l’impatto. Ci preoccupa quello che sta per arrivare. Le onde future saranno molto più alte”.

Un Ministero per la Difesa Civile e le Emergenze

Da tre anni, la Nuova Zelanda dedica sforzi e risorse per migliorare la capacità di previsione e la prevenzione di fenomeni naturali. Ha, appunto, un dicastero per queste materie: Il Ministero della Difesa Civile e la Gestione di Emergenze. Nel 2013 sono stati aggiornati i programmi di gestione di informazione pubblica per includere tutto quello che si è imparato con il terremoto di Christchurch e sommare gli ultimi sviluppi tecnologici.

Secondo il ministro di Difesa Civile, Kikky Kaye, questo investimento cercava di aumentare la fiducia della popolazione nelle istituzioni e fermare le voci nei social network.

Acceso ai canali di informazione

“Sappiamo che l’organizzazione che porta alla risposta in casi di emergenza deve essere capace di offrire una voce autorevole, per dare fiducia alla popolazione e consigliare alle persone su quello che devono o non devono fare […] – ha spiegato Kaye - se l’agenzia principale non fa questo, allora altri riempiranno il vuoto di informazione con dati confusi che possono impedire la risposta adeguata e mettere a rischio le persone.

Si tratta in particolare del pericolo dei social network, per cui è importante che gli amministratori di emergenze abbiano accesso a tutti i canali che le persone utilizzano per trovare informazione”.

Il mortale terremoto del 2011

La Nuova Zelanda ha saputo fare tesoro delle esperienze precedenti con terremoti devastanti. Il 22 febbraio del 2011, un sisma di 6,3 gradi nella scala di Richter provocò la morte di 185 persone.

L’epicentro è stato identificato nella città di Christchurch, nell'Isola a Sud del Paese. Quella volta sono crollati palazzi interi, la cattedrale e molte case sono rimaste inagibili. Più di mille persone sono rimaste ferite. Nel 2010, la città di Christchurch è stata colpita con un terremoto di 7,0 gradi. Nel 2011 ci sono state molte vittime per la poca profondità dell’epicentro. Nel processo di ricostruzione delle zone colpite, e nei nuovi centri abitativi, il Ministero della Difesa Civile ha imposto l’uso di strutture antisismiche, che hanno salvato la vita di tanti durante il terremoto di ieri.