Un modesto sciame sismico ha interessato la zona dei Campi Flegrei durante il Terremoto di Amatrice. Una concomitanza che causò grande apprensione tra i cittadini dell’area compresa tra il nord ovest di Napoli e Pozzuoli. In effetti, non era nulla di preoccupante e si concluse solo con una grande paura.

Però, è strano che gli attuali eventi sismici stiano destando una giusta attenzione per il Vesuvio e una grande paura per l’attività del vulcano Marsili, immerso nel Tirreno meridionale, ma poco interesse per quest’area che non è un quartiere di Napoli o una stazione della Metro.

È il supervulcano più pericoloso d’Europa. Il terzo al mondo dopo quello di Yellowstone e quello del Lago Tobo in Indonesia.

Un'esplosione con ripercussioni sul clima del pianeta

I geologi nel congresso nazionale che si è tenuto a Napoli nello scorso aprile, hanno ritenuto opportuno mettere al corrente la popolazione sui possibili rischi di quell’area vulcanica. Però, facendo tutti gli opportuni scongiuri, sarebbero precauzioni inutili. Un’eventuale eruzione dei Campi Flegrei, colpirebbe non solo Napoli ma l’intera Campania e altre regioni. In maniera indiretta, l’intero pianeta per le ripercussioni climatiche causate dalla enorme quantità di ceneri eruttive prodotte. In altre parole un cataclisma.

L’eruzione di un supervulcano, in verità, è un’esplosione dalle conseguenze catastrofiche. Un evento a cui nemmeno l’eruzione del più micidiale dei vulcani della terra può essere accostato. La differenza che passa tra un’alluvione e uno tsunami.

Dall’eruzione dei Campi Flegrei, nel 1538, si formò il cratere del Monte Nuovo, nel mare di Pozzuoli, presso il lago di Lucrino.

Adesso è un’oasi naturalistica ma quando “spuntò” (nel giro di una settimana) distrusse tutto quello che si trovava nel raggio di molti chilometri, compreso il villaggio di Tripergole.

I geologi non ipotizzano una catastrofe imminente ma sono stati messi in allarme da alcune similitudini tra la situazione attuale e quella che precedette l’eruzione del Monte Nuovo.

I ricercatori dell’Invg, Istituto nazionale di geofiosica e vulcanologia, ritengono che in quell’occasione il magma era risalito a 4 chilometri e ipotizzano che anche adesso “qualcosa” sia risalito alla stessa altezza. Il dubbio riguarda proprio la composizione di questo “qualcosa” che non necessariamente deve essere magma. Ad esempio, potrebbe essere solo vapore. In conseguenza della risalita del magma, nel 1500, Pozzuoli si sollevò di quasi venti metri nell’arco di trecento anni.

Bradisismo e paura di un'eruzione immimente

Le preoccupazioni relative all’area dei Campi Flegrei, però, non risalgono solo a tempi molto lontani. Negli anni Ottanta si creò un clima di grande paura. Bradisismo è un termine che indica l’innalzamento e l’abbassamento, periodico, del suolo a causa di un’attività vulcanica.

Il fenomeno colpì Pozzuoli in maniera pesante tra gli anni ’82 e ’84. La popolazione dovette lasciare la città a causa dello sciame sismico che arrivo fino a 50 scosse al giorno, anche di magnitudo 3.5 e oltre, con punte di 4.8.

Sembrarono segnali inequivocabili di un’eruzione imminente. Per fortuna non successe nulla di tutto ciò ma, al termine di questi fenomeni, Pozzuoli si sollevò di altri due metri. La situazione è rimasta stabile fino al 2005 quando è ripreso il sollevamento del suolo puteolano. 5 centimetri tra il 2005 e il 2010. Dal 2010 ad oggi altri 25 centimetri. Questa evoluzione ha fatto aumentare, nel 2012, il livello di allerta da verde ad arancione. Comunque, il gigante semi-addormentato è sorvegliato costantemente dagli scienziati e monitorato dai satelliti.