Gli eventi sismici che stanno interessando negli ultimi giorni le regioni orientali del Mediterraneo, tra la Grecia e il sud est della Sicilia, preoccupano i sismologi. Le ultime scosse, per quanto abbastanza leggere, sono state avvertite nettamente nelle aree di Siracusa, Messina e Catania.

Le preoccupazioni degli scienziati, però, non riguardano la pericolosità delle attuali scosse sismiche ma la faglia ibleo-maltese che collega, appunto l’isola di Malta, con i monti Iblei nell’area sud-orientale della Sicilia, fortunatamente, non in unica soluzione ma con delle microfaglie che raggiungono il fondale delle coste del siracusano e catanese.

I ricercatori dell’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e delle università di Catania e Napoli ha scoperto recentemente che questo blocco fa parte della grande placca africana. Delle tante microfaglie, la principale raggiunge la Sicilia in corrispondenza di Rosolini, un comune della provincia di Siracusa.

Interi villaggi spazzati via dallo tsunami

La faglia ibeo-maltese, quindi, attraversa tutto il mare della parte più meridionale dell’Italia e forma un blocco tettonico estremamente pericoloso, capace di provocare terrificanti terremoti combinati a tsunami di straordinaria violenza.

Quindi, un’area che occupa un posto di indesiderato rilievo nella storia sismica italiana. A gennaio del 1693 si verificò un evento sismico, di enorme violenza che per le catastrofiche conseguenze che ne derivarono, può essere annoverato tra i più disastrosi dell’ultimo millennio.

Le scosse più devastanti si verificarono il 9 e l’11 gennaio ed ebbero conseguenze apocalittiche sull’intera area sud-orientale della Sicilia. Una vera ecatombe con decine centri spazzati via dallo tsunami susseguente ad un Terremoto di magnitudo 7.5.

Nel 1169, nella stessa zona si verificò un evento dalle conseguenze molto simili, con centinaia di morti e interi villaggi distrutti dallo tsunami.

Le ondate arrivarono sulla costa con una furia tale da raggiungere Messina e lasciare tangibili tracce del loro passaggio.

Un'enorme frana sottomarina

I sismologi però, mentre trovano abbastanza comprensibile la violenza dei terremoti non riescono a spiegarsi quella delle onde anomale. Sono sproporzionate persino per un evento tellurico di magnitudo 7.5.

Una spiegazione, forse, l’avrebbero trovata studiando le cause e la dinamica del terremoto dello stretto di Messina del 1908. L’ipotesi sarebbe di una spaventosa frana sottomarina, precipitata lungo una scarpata di 3mila metri sotto il livello del mar Jonio. Quindi, il sussulto del fondale colpito un’enorme massa solida avrebbe causato le onde responsabili delle disastrose conseguenze.

L’attività sismica di quella zona, comunque, non è limitata a questi eventi catastrofici ma lontani nel tempo. Abbiamo già ricordato il terremoto del 1908 che sconvolse Messina e Reggio Calabria ma, anche nel 1990 una scossa di magnitudo 5.7 Richter con 45 secondi di durata, causò numerose vittime, centinaia di feriti e 15mila senzatetto. Quindi, pur senza creare allarmismi sembra giusta l’attenzione che i sismologi stanno dedicando agli sviluppi di questa situazione.