Pasquale Pirozzi, 74 anni, di Caserta, con entrambe le gambe amputate, più altre significative malattie che lo hanno costretto a un Calvario di otto mesi tra gli ospedali della Campania, ottiene la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento con sentenza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel 2011, e decorrenza maggio 2010. Capitolo chiuso quindi? Invece no. Come racconta la figlia, in una lettera inviata al Mattino di Napoli, l’Inps ricorre in Appello e la vicenda assume un aspetto tragicomico. L’Istituto adduce lacune nella documentazione che, non solo, sarebbero già dovute essere eccepite in primo grado, ma rasentano il ridicolo anche sotto il profilo della burocrazia più ottusa.

Infatti, la lacuna è relativa alla specificazione della gamba. Destra o sinistra? Di sicuro, tutto da rifare.

Eppure, stupisce che nel Paese dei falsi invalidi, sia quasi impossibile ottenere i propri diritti per chi ne ha i requisiti. Ne sanno qualcosa, il barese Cosimo Girolamo, il 26enne Domingo Colimodio di Montecatini, il cosentino Ugo Reganati ed Eugenio Taborello della provincia di Como.

Cosimo Girolamo, nel 2004, a 31 anni, viene coinvolto in un incidente gravissimo con la moto. Rimane in coma per 15 giorni in rianimazione. Ha quasi tutte le ossa della gamba sinistra fratturate. Gli viene assegnata una pensione di invalidità ma poiché le condizioni della gamba peggioravano sempre più, decide di chiedere un aggravamento.

Si dimostrerà una pessima idea.

Negata l’indennità e tolta la pensione

Il presidente della commissione esaminando la gamba, che in pratica con aveva più muscoli né pelle ma solo ossa, non solo non concede nessun aggravamento ma addirittura decide si “impegna” a fargli togliere quella che ha. Infatti gli riduce la percentuale di invalidità e il ragazzo perde la pensione.

Al danno però si aggiunge la beffa. Infatti, in aggiunta all’amputazione della gamba, avvenuta a dicembre 2013, arriva una lettera dell’Inps che, dopo la relazione del suddetto presidente, chiede il rimborso di 4.309 euro per gli anni durante i quali avrebbe percepito illecitamente la pensione.

Il caso viene portato in Parlamento da alcuni deputati e Cosimo riceve una lettera dalla segreteria della Presidenza della Repubblica nella quale si esprime il disappunto di quanto sta accadendo e l’impegno a intervenire presso l’Inps.

Infatti, a distanza di poco tempo arriva la comunicazione dell’Inps con la richiesta, per il danno subito, di 4.500 euro di rimborso, pagabili anche a rate.

Una protesi fissa molto costosa

Ad Eugenio Taborelli, all’epoca 71enne, per complicazioni dovute al diabete gli sono amputate dapprima le dita e poi gran parte della gamba destra. L’Inps gli riconosce un’indennità di 490 euro al mese. In seguito Tabanelli decide di applicare una protesi fissa che gli verrà a costare molto cara. Infatti, quando si presenta alla visita biennale, la commissione prendendo atto della nuova condizione gli sospende l’indennità, e gli chiede la restituzione dell’ultima mensilità.

Ugo Reganati, un commerciante ambulante di Cosenza, invalido al 100% per l’amputazione di una gamba, per una casella non spuntata si ritrova con l’accompagnatore ma senza pensione.

Infatti, nella compilazione del modello per la richiesta, era stata barrata quella dell’indennità di accompagnamento ma non quella della pensione d’invalidità. Una dimenticanza forse ma una mostruosità burocratica certa.

Domingo Colimodio a 24 anni rimane vittima di un grave incidente stradale e gli viene amputata una gamba. Ottiene una pensione d’invalidità di 280 euro che gli viene tolta a distanza di due anni, quando la commissione gli riduce la percentuale di invalidità al 75 al 67%. Minimo per la pensione è il 74%. Il ragazzo è convinto che non la gamba non sia cresciuta ma per la commissione evidentemente un pochino sì.