Roberta Ragusa sarebbe stata cremata. La cremazione del cadavere della donna scomparsa misteriosamente quasi cinque anni fa sarebbe stata effettuata all'interno del cimitero di Pisa. Una voce che era già circolata l'anno scorso dopo una lettera anonima ricevuta dal Chi l'ha visto (Rai 3). Una voce che adesso viene rilanciata anche da Loris Gozi, il supertestimone del processo per l'omicidio volontario e la distruzione del cadavere della donna che vede come unico imputato il marito Antonio Logli, "inchiodato" - secondo l'accusa che chiede 30 anni di carcere, 20 per effetto dell'abbreviato - dalle testimonianze raccolte e dalle intercettazioni telefoniche e ambientali svolte nel corso dell'indagine.

'La cremazione di Roberta Ragusa effettuata nel cimitero di Pisa'

"Roberta Ragusa - ha detto ieri Loris Gozi ai microfoni di Canale 5 - è stata cremata al cimitero di Pisa". Una circostanza che non ha però visto con i suoi occhi, come quella in cu avrebbe visto Antonio Logli litigare con la moglie la notte del delitto, smentendo la ricostruzione dell'imputato che ha detto agli investigatori di essersi addormentato prima e di non aver visto al risveglio la moglie di cui ha denunciato la scomparsa. "Me l'ha detto una signora", ha raccontato ieri all'inviata di Pomeriggio 5 il supertestimone del processo per la scomparsa di Roberta Ragusa. "Io - ha detto Loris Gozi - sono l'unico che combatte per quella signora.

Ma ora - ha aggiunto - non ce la faccio più". Venerdì scorso si è svolta la seconda udienza del processo che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al Gup del Tribunale di Pisa.

Supertestimone Loris Gozi a Pomeriggio 5: 'Me l'ha detto una donna'

Logli deve rispondere anche di distruzione di cadavere oltre che di omicidio volontario.

Il supertestimone ha sempre raccontato agli investigatori di aver notato la sera del delitto, nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012, un uomo e una donna - che lui sostiene essere Antonio Logli e la moglie Roberta Ragusa - che litigavano per strada. Agli atti dell'inchiesta anche le intercettazioni in cui logli con un collaboratore avrebbe fatto delle verifiche sul campo per capire praticamente cosa abbia potuto vedere Gozi dalla posizione in cui si trovava quella sera secondo il suo racconto.

La difesa di Antonio Logli ritiene i testi inattendibili e chiede l'assoluzione, l'accusa chiede 30 anni di carcere che eventualmente saranno 20 per effetto del rito abbreviato. La sentenza del gup nell'udienza conclusiva del 21 dicembre prossimo.