"MI chiamo Sergio Zanotti e da sette mesi sono prigioniero qui in Siria". Questo il videomessaggio che il bresciano, precisamente di Marone, lancia al governo italiano affinchè provveda alla sua liberazione. Nulla o quasi si sapeva di Sergio dall'aprile scorso, infatti era partito per la Turchia con l'intento dichiarato di ritornare a Brescia due/tre giorni dopo, nessuno più l'ha visto. Il rapimento ha dei contorni strani ed anomali, nel video non compaiono bandiere dello stato islamico (ISIS), dal fotogramma Sergio appare pulito ed in buone condizioni e leggendo il labbiale appaiono delle incongruenze su alcune parole, potrebbe anche essere una scarsa risoluzione del video.

Il sito internet russo Newsfront ha ricevuto il video tramite Facebook da un profilo di nome Medi Almed, e l'autore del messaggio si è descritto come un jihadista siriano e si è presentato come Jihad Abu. Il video ha girato diversi siti e non sono mancati i commenti da parte di qualche hacker che hanno lanciato qualche sospetto sulla veridicità del fatto. L'ex moglie nel frattempo si dispera, aveva fatto denuncia di scomparsa il 16 maggio scorso e, da allora, è in contatto con il ministero degli esteri che segue ogni giorno li sviluppi di questa intricata vicenda.

Aggiunge di non conoscere le motivazioni che spinsero Sergio a recarsi in Turchia ma è certa che avesse un buon motivo per farlo, piange stringendo il cellulare in mano attraverso il quale guarda ripetutamente il video e sussurra: è lui ma la voce non è la sua.

Gli 007 italiani sono al lavoro, stanno scavando nella vita del Zanotti passato e presente per cercare di capire se esiste un nesso a questa vicenda. Non è precisato che tipo di richiesta sia stata avanzata dai rapitori, sono aperte tutte le ipotesi così come sono tutti quei canali di informazioni con le miriade di milizie governative che in SIRIA più o meno controllano una parte del territorio. Altra ipotesi è che sia stato rapito da bande autonome di criminalità, nell'attuale contesto siriano, dove è in corso una potente e sanguinosa guerra non sarà semplice venirne a capo.