Il caso Regeni sembra farsi sempre più intricato. Le dichiarazioni rilasciate ieri, martedì 24 gennaio, dal generale Mario Mori ai giornalisti Giuseppe Cruciani e David Parenzo, durante la trasmissione radiofonica di Radio24 ‘La Zanzara’, sono passate sotto silenzio mediatico, ma potrebbero rivelarsi clamorose. L’ex comandante del Ros e direttore del Sisde - rinviato a giudizio nel processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia, e quindi esperto per definizione di misteri e segreti - indirizza i suoi sospetti contro Maha Abdel Rahman (la professoressa egiziana di Giulio a Cambridge vicina ai Fratelli Musumani) e contro le “tecniche proprie dell’intelligence inglese”.

Regeni è stato “venduto”.

Trascrizione delle dichiarazioni di Mori

“Regeni era semplicemente uno studente secondo lei, oppure dietro c’è qualcos’altro, era uno strumento in mano di (sic) qualcuno?”, chiede tendenziosamente Cruciani, quasi imbeccando la risposta. “Giulio Regeni era uno studente perché tale si riteneva e svolgeva un compito assegnatogli da un’università inglese - risponde Mori - era in perfetta buona fede ed eseguiva un lavoro che lui riteneva importante. Che qualcheduno dietro ci giocasse - prosegue - direi che è possibile perché, se andiamo ad esaminare i protagonisti della vicenda, a parte il settore strettamente egiziano, vediamo che in Inghilterra, a Londra, chi ha assegnato la ricerca a Regeni è una professoressa, tale Maha Abdel Rahman, che è di origine egiziana, certamente ostile al regime attualmente operante in Egitto e vicina alla fratellanza musulmana”.

“E dunque?”, chiede un Cruciani sempre più interessato. “E dunque - risponde deciso Mori - c’era indubbiamente da parte di questa signora l’intento di andare un pochettino a scandagliare la situazione egiziana”. “Di sua iniziativa?”, si chiede retoricamente l’uomo che fu accusato (poi assolto) di favoreggiamento alla mafia per la mancata perquisizione del covo di Totò Riina e il fallito arresto di Bernardo Provenzano.

La risposta che si dà è “sì, potrebbe essere anche di sua iniziativa”, però queste sono anche le “tecniche proprie dell’intelligence inglese, che si avvale di questi ricercatori, imprenditori, industriali, turisti, per svolgere attività di ricerca all’estero, tutto sommato, praticamente a costo zero”.

“Cioè, lei sta dicendo che Regeni, non so se consapevolmente o inconsapevolmente, è stato uno strumento in mano ai servizi segreti inglesi?

”, lo incalza Cruciani. E lui, imperturbabile, risponde che “lui era sicuramente inconsapevole, ma che comunque queste tecniche sono proprie del servizio inglese”. Scoprire se ci sia una prova di quanto lui stesso afferma chiedendo “notizie agli inglesi” è compito, secondo Mori, del governo italiano che però, finora, forse non lo ha fatto.

Dal canto suo, il generale implicato secondo i pm di Palermo nella Trattativa Stato-mafia, pur non avendo riscontri, sembra credere che la tecnica di spionaggio sopra illustrata sia stata applicata anche nel caso dello studente di Cambridge. E allora, continua Cruciani, “perché è morto secondo lei se era semplicemente uno studente?”. E Mori: “Indubbiamente chi lo ha accolto là era coinvolto nell’attività di contro-intelligence, e addirittura il capo del sindacato libero degli ambulanti era in contatto con la polizia, la prova evidente”. Insomma, conclude il generale, “io penso che lo abbiano venduto” perché “chi lo ha mandato lì lo ha mandato nella bocca del leone e non poteva non saperlo la signora Abdel Rahman”.