Era il 25 gennaio del 2016 quando si udiva della scomparsa di Giulio Regeni. Da quel momento le forze dell'ordine italiane stanno cercando di scoprire una verità che sembra essersi volatilizzata in pochissimo tempo. Di recente dall'Egitto sono arrivate alcune informazioni che probabilmente potranno dare una spinta alla definizione del caso. Nel particolare si parla di alcuni verbali di "due agenti che hanno pedinato Regeni tra il dicembre del 2015 e il gennaio dello scorso anno" ed anche il rapporto di colui che effettuò la perquisizione in casa dell'italiano.

Quell'immobile era di proprietà di quelli che per primi erano stati accusati della morte di Giulio. Secondo le forze egiziane si trattava di semplici banditi che scorrazzavano in giro senza particolari obbiettivi. Ma l'accaduto era ed è poco chiaro ai magistrati italiani che stanno cercando quali agenti nel particolare hanno avuto la disponibilità su alcuni documenti in possesso di Giulio prima della sua morte. Altro documento su cui si indaga è quello di un video della stazione metropolitana della capitale che ritraeva l'italiano in transito il 26 gennaio. Da quel momento il nulla.

Ecco le ultime verità sulla morte di Giulio Regeni

Pian piano stanno venendo a galla la serie di bugie che le forze di sicurezza egiziane hanno proferito all'Italia in merito alla scomparsa di Giulio Regeni.

La prova che sembrerebbe inchiodare gli egiziani sta in un video nel quale Giulio conversa con il sindacalista Mohamed Abdallah. "Ora venite a prendervi gli apparecchi" è la frase che si sente alla fine del video che probabilmente collega il sindacalista agli agenti del Nacional Security. Esaminando la conversazione gli inquirenti sostengono che "c’era un piano preciso per togliere di mezzo il giovane ricercatore italiano, arrestandolo con l’accusa di corruzione".

(La Stampa). Sorge quindi spontaneo pensare che Abdallah volesse denunciare Regeni per ottenere un ritorno economico personale collaborando con la sicurezza nazionale egiziana.

Gli agenti della Nacional Security negano tuttavia le tipologie di accuse ricevute, compresa quella di aver incaricato loro lo stesso Abdallah di girare quel filmato oggetto d'inchiesta.

La magistratura italiana però non sta dando retta all'innocenza delle forze dell'ordine egiziane e sta approfondendo il caso. Di recente si è scoperto anche che Abdallah e Regeni si erano già visti a dicembre del 2015 e non nei primi giorni di gennaio, come dichiarato da vertici dell'autorità egiziana. Una storia piena di bugie che dovranno essere però smascherate.

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