Che i Paesi si siano sempre spiati tra loro non è certo una novità. Ma che assoluti protagonisti della cronaca come della storia contemporanea stiano diventando, che lo vogliano o no visto che passare inosservati è tra le doti professionali la migliore che possano 'esibire', gli Hacker, sì lo è una grande novità. In particolare affollano lo scenario mediatico ormai con quotidiana 'presenza' gli hacker russi: organizzatissimi, efficientissimi, sempre al lavoro, mai una pausa, sono contemporaneamente impegnati su più fronti e con finalità diverse, il mouse puntato non solo verso gli Usa.

Anche l'Italia ha il suo perché. Solo ora veniamo a sapere che lo scorso giugno c'è stato un tentativo di violare i server dell'Aeronautica militare italiana per carpire i segreti sugli F35, velivoli militari tra i più avanzati al mondo in fase di progettazione in alcuni paesi della Nato tra cui il nostro. A quanto pare, l'attacco non ha bucato le difese informatiche dell'aeronautica militare e non ha permesso di trafugare le informazioni che più facevano gola ai pirati informatici che sarebbero alle dirette dipendenze del Cremlino. Sarebbe il 'plotone' d'attacco conosciuto con il codice crew Apt28, composto dai migliori hacker di Russia, conosciuto anche con altri nomi Pawn Storm, Sofacy, Fancy Bear, Sednit, di cui si sospettano più che i contatti proprio le dirette dipendenze da Putin.

Cyber-attacchi: come le ciliegie uno tira l'altro

Per gli hacker i cyberattacchi sono quello che per noi comuni mortali sono le ciliegie: uno tira l'altro, più ne sferrano e più ne vogliono realizzare. Sarà per questo che in uno scenario di guera fredda trasferita in ambiente digitale, si sono intensificati attacchi che evidenziano tutta la vulnerabilità degli Stati come delle istituzioni sovranazionali e quanto sia cruciale la questione della 'Web Security' per tutti i Paesi e all'interno di ogni stato il diritto alla libertà d'espressione di ogni cittadino quale il Web garantisce come nessun mezzo di comunicazione mai prima, si scontri con il controllo dei flussi informativi e i crimini digitali.

Tra gli ultimi attacchi informatici, il sito della Commissione europea, è stato mandato offline per alcune ore portando a un sovraccarico della connessione Internet (25 novembre) e impedendo così a funzionari e dipendenti di accedervi. Sono state immediate le contromisure fino a ripristinare il servizio, ma non si sa nel frattempo cosa sia cambiato.

Sempre lo scorso novembre c'è stato l'attacco al sito Internet 'del Partito democratico italiano, 'Basta un sì' per la campagna in vista del referendum. Memorabile il cyber attacco del 21 ottobre scorso ai server di Dyn Inc che ospitano i più importanti siti americani quali Twitter, Spotify, Cnn e New York Times, con effetto di black out per alcune ore e siti offline sull'East Coast, come fosse una prova generale di qualcosa di più grande. Ancora: lo scorso 30 luglio c'era stato l'attacco ai server del comitato elettorale di Hillary Clinton, candidata democratica alla Casa Bianca, a proposito della tanto discussa ingerenza russa nelle presidenziali americane, per mano di hacker. Tra attacchi passati di cui niente sappiamo e in attesa di nuovi capitoli di questa Cyber-war di cui forse neanche mai sapremo, c'è stata l'espulsione dal Paese da parte dell'ex presidente Obama di 35 agenti segreti russi che agivano sotto copertura diplomatica e c'è il sospetto che abbiano partecipato alle operazioni di hackeraggio del sistema elettorale elettronico per le presidenziali vinte dal repubblicano Donald Trump.

Il neo presidente, da parte sua, nel corso della sua prima conferenza stampa in vista dell'insediamento del prossimo 20 gennaio, ha ammesso che c'è la Russia oltre ad altri paesi dietro gli attacchi informatici contro gli Usa mentre 'fake news', informazioni non verificate. parlano di un ricatto ai suoi danni da parte della Russia. Se non sono gli hacker i nuovi incontrastati signori del disordine digitale mondiale, allora chi?