Stamane sono state ritrovate a terra, gravemente danneggiate, le fotografie dei giudici palermitani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi dalla mafia nel 1992. Insieme a queste, è stata anche danneggiate l'effige di Giuseppe Fava, giornalista catanese anch'egli vittima della criminalità organizzata. Risulta essere trafugata, invece, la fotografia del giudice Rosario Livatino.

Le foto dei personaggi erano collocate presso alcuni alberi nel "giardino della memoria" a Castel San Giorgio, nel salernitano. Si trattava, infatti, di un progetto scaturito dalla collaborazione tra l'associazione Libera e scuole locali.

Episodi ricorrenti

Non è la prima volta che memoriali ai giudici siciliani vittime delle strategie mafiose terroristiche vengano vilipendiate. Segno tangibile della totale mancanza di coscienza civile rispetto a fatti recenti e drammatici della vita del paese da parte di alcuni, fatto salvo - ovviamente - l'impegno dei più nel tentativo di perpetrare la memoria di tutti quei personaggi che, con il loro impegno civile o politico, hanno omaggiato il Paese sacrificando la loro stessa vita.

Nel 2010, con l'avvicinarsi delle celebrazioni di via D'Amelio, vennero distrutte due statue che raffiguravano i giudici siciliani, creato dallo scultore Tommaso Domina all'indomani della strage di Capaci. A Erice, nel trapanese, alcuni vandali divelsero e distrussero una gigantografia dei magistrati antimafia collocata su una struttura sportiva.

A Roma distrutta targa di Matteotti

I "vandali della memoria" hanno distrutto stanotte la targa alla memorie di Giacomo Matteotti, il deputato socialista ucciso da sgherri fascisti per aver denunciato l'instaurazione del regime. Il monumento è collocato presso il lungotevere Arnaldo da Brescia, a Roma.

Anche qui, la chiara rappresentazione che certi simboli - in questo caso quello del coraggioso socialista che si oppose al fascismo - riescono ancora a rappresentare e a comunicare importanti significati, tanto da divenire bersaglio di teppisti.