Nottata movimentata nel campo profughi di #Cona, nel veneziano, dove intorno alle 17:00 di lunedì pomeriggio hanno avuto luogo delle dure #proteste conclusesi solo intorno allì1:40 di questa notte, quando 25 operatori sono stati rilasciati dopo ore di prigionia. Gli operatori in questione sono per lo più italiani che prestano attivamente servizio all’interno del campo #profughi e ne gestiscono le attività interne.

La causa scatenante. Intorno alle ore 17:00 di ieri pomeriggio, gli ospiti del campo profughi hanno spento le luci dell’intera base e hanno dato fuoco a dei bancali in segno di protesta per le condizioni in cui vivono quotidianamente.

Secondo i richiedenti asilo, infatti, proprio a causa di queste disastrose condizioni, nella giornata di ieri, sarebbe deceduta Sandrine Bakayoko, ivoriana di 26 anni arrivata a Cona quattro mesi fa col fidanzato dopo un estenuante viaggio a bordo dell'ennesimo gommone partito dalla Libia e approdato in Sicilia. Da lì, in seguito,il trasferimento nel campo di Venezia. Proprio lunedì mattina la ventiseienne, dopo giorni di tosse e febbre alta, aveva avuto un malore nel bagno della struttura. I compagni hanno riferito che l’intervento del 118 è stato tardivo, versione smentita invece dagli stessi operatori sanitari.

Le dinamiche. A seguito della morte della giovane, i migranti hanno quindi dato il via ad accese proteste ed a roghi nel campo.

Nonostante siano stati avviati dei tentativi di mediazione, gli operatori sono stati prima respinti e poi successivamente costretti a rifugiarsi nei container e negli uffici di quella che è considerata l’area amministrativa del centro di accoglienza, ad oggi gestito dalla cooperativa Ecofficina.

La testimonianza. Ieri sera ha dichiarato al Corriere della Sera: “Per un po’ ha funzionato il sistema elettrico di emergenza, ma da qualche ora siamo rimasti al freddo e al buio.

Se tentassimo di riavviare l’impianto di illuminazione esterno rischieremmo di essere aggrediti. Il testimone ha poi aggiunto: "Siamo terrorizzati. Urlano e alcuni di loro hanno in mano delle spranghe. Gli operatori sono stati liberati solo dopo la mediazione delle forze dell’ordine. Intanto la Procura di Venezia ha aperto un fascicolo e oggi stesso verrà fatta l’autopsia sul corpo della donna per verificare le effettive cause del suo decesso.