Erano riusciti a mettere su una vera e propria rete di cyberspionaggio, per spiare e carpire informazioni su politici, imprenditori e pubbliche amministrazioni: a finire in manette sono stati un ingegnere nucleare, Giulio Occhionero di 45 anni, e la sorella cinquantenne, entrambi romani ma da tempo residenti a Londra. L'indagine che ha portato ai loro fermi, denominata "Eye Pyramid", è stata condotta dalla Procura della Repubblica di Roma, mentre le accuse mosse nei loro confronti vanno dal procacciamento di informazioni concernenti la sicurezza dello Stato all'intercettazione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche.

In particolare, gli investigatori hanno scoperto una vasta rete di computer infettati preliminarmente tramite un malware chiamato "Eye Pyramid" (da cui deriva il nome di tutta l'operazione), attraverso il quale Occhionero e la congiunta hanno carpito per anni notizie riservate e dati sensibili di diverse vittime prescelte, arrivando anche a penetrare nei super sorvegliati sistemi informatici statunitensi. Infatti l'indagine è stata condotta con la collaborazione dell'Fbi. Molto materiale è stato sequestrato dalla Polizia postale.

Spiata anche una loggia massonica

Nel mirino dei due hacker c'erano molti soggetti legati all'amministrazione pubblica e, quindi, in possesso di preziose informazioni strategiche o sensibili, ma anche di documenti rilevanti in ambito finanziario.

Per questo, tra i reati contestati dalla Procura romana, c'è anche quello di raccolta di informazioni riguardanti la sicurezza nazionale. L'indagine è stata particolarmente lunga e laboriosa, corroborata da una forte cooperazione internazionale di investigazione, ed è partita a seguito della segnalazione di una mail infettata con il malware "Eye Pyramid".

Da qui gli inquirenti sono arrivati ad una rete strutturata molto bene e dotata di un attacco informatico davvero avanzato, il cui malware permetteva di carpire, da remoto, qualsiasi tipo di informazione desiderata, sottraendo ogni genere di documenti. Tra l'altro, i due arrestati avevano anche cercato di distruggere ogni traccia del loro sistema abusivo, una volta resisi conto di essere stati intercettati dalla polizia.

Tra le vittime spiate c'erano anche gli appartenenti ad una loggia massonica, mentre le informazioni sui personaggi politici erano contenute in una cartella contrassegnata dalla sigla "Pobu" (Politicians Business).