Il ricordo è la chiave del futuro. E’ questo il senso del Treno della Memoria, che per l’edizione 2017 ha dedicato il suo correre sulle rotaie a Primo Levi. Un’iniziativa che dal 2002 porta gli studenti delle scuole toscane a visitare i campi dello stermino, per capire e ribadire che quello che successe lì durante la seconda guerra mondiale non va mai dimenticato, ma anzi deve essere monito per il futuro.

L’iniziativa realizzata in collaborazione con il Museo della Deportazione di Prato e sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica, arriva alla sua decima edizione.

Il viaggio della memoria

Al viaggio di quest’anno, oltre agli studenti delle scuole superiori, hanno partecipato anche alcuni studenti universitari assieme a docenti, istituzioni e associazioni. Il tutto ha portato in Germania oltre 700 persone, tra studenti, insegnanti, autorità ed esponenti delle associazioni.

Assieme ai ragazzi, quest’anno sul treno assieme alle sorelle Andra e Tatiana Bucci, scampate a Birkenau ed al dottor Mengel, anche, Gilberto Salomoni, deportato a Buchenwald a 16 anni, che per la prima volta prende parte all’iniziativa. Altre due testimonial aspetteranno i ragazzi a Cracovia: stiamo parlando di Marcello Martini e Michelin Salomon.

Il viaggio nei ricordi è iniziato da subito, già dal pomeriggio del primo giorno i ragazzi hanno partecipato ad un incontro, nel vagone ristorante, dove esperti e rappresentati della Comunità Ebraica, dell’Aned, dell’associazione degli ex internati, dei partigiani e delle associazioni Rom e Sinti nonché di Azione Gay e Lesbica, hanno spiegato, o meglio illustrato le vicende di deportazione che i loro antenati hanno dovuti subire.

“Ogni anno - spiegano le sorelle Bucci - continuiamo a salire sul treno con lo stesso spirito per trasmettere ai nostri giovani quello che è stato. Al mondo succede sempre qualcosa che ricorda quello che è stato. Questo ci fa pensare, riflettere che quello che è accaduto non è stato sufficiente. Ci sono talmente tante tragedie al mondo oggi, basta vedere quello che accade in Siria”.

Le due sorelle, Tatiana che vive in Belgio e Andra che vive a Sacramento, partecipano al Treno della Memoria per l’8 volta, ma ogni viaggio il loro racconto diventa sempre più toccante come se fosse accaduto pochi giorni fa invece di molti decenni fa.

“Non possiamo non ricordare che sono passati due anni - ricorda Tatiana - da quando l’Ungheria ha innalzato il filo spinato.

Sono queste le cose che ti spingono a continuare a fare quello che stiamo facendo. I ricordi non devono diventare vecchi come le notizie”.

Non solo di deportazioni e uccisioni nei campi si è parlato, ma anche di come si finiva nei lager. Non solo per questioni di razza o genere ma anche per idee politiche diverse o per non abbracciare le idee del nazismo.

Il treno è tornato a Firenze oggi ancora non sazio, ma con una certezza che adesso il testimone della memoria è nelle mani di quei oltre 600 ragazzi che per 4 giorni hanno vissuto con i racconti di chi e scampato a quelle atrocità. Questi ragazzi che hanno visto con i loro occhi l’entrata dei campi di sterminio, hanno sentito l’odore, e la stretta al cuore che ti prende quando varchi la soglia di uno dei due campi. Quegli stessi ragazzi che hanno depositato le corone di fiori come omaggio alla vittime.