'Razzista', 'islamofobo', 'sessista'. Sono tre epiteti frequentemente rivolti a Donald Trump nel corso della sua campagna elettorale ed effettivamente motivati da numerose sue 'bordate' poco politicamente corrette. Oltre a far esultare l'idiozia dilagante sui social network, queste dichiarazioni hanno prestato il fianco a critiche feroci nei confronti del nuovo presidente degli Stati Uniti. I primi decreti presidenziali si dimostrano coerenti con il suo programma, esposto in centinaia di comizi. La sua ossessione verso la presunta invasione di migranti latinoamericani, alla quale risponde con il famoso muro messicano, e la sua 'guerra totale' al terrorismo islamista, il cui primo passo è stato il discusso 'ban', che per il momento somiglia tanto all'azione del folle che spara nel mucchio.

Ma non poteva mancare il lato 'sessista', rappresentanto dal 'dress code' che Trump avrebbe imposto allo staff femminile della Casa Bianca. L'ammirazione del magnate newyorkese per le belle donne è arcinota, ma imporre gonne strette con lunghezza al ginocchio e tacchi a spillo a tutte 'le donne del presidente' ci sembra invero eccessivo. La notizia, stando ad alcune fonti della stampa statunitense, sarebbe purtroppo fondata.

Le reazioni su Twitter

A riferirlo, infatti, sarebbe stato il consigliere politico di Trump, Stephen Miller. Il motto lo possiamo tranquillamente esporre in 'dress like a woman', vestire come una donna. Il tutto ha suscitato la reazione di massa di tante donne scaturita in un cliccatissimo hashtag su Twitter, per l'appunto #dresslikeawoman.

Sotto questo slogan, sono decine le foto di donne postate in 'abito da lavoro'. Magistrati, poliziotte, militari, atlete, astronaute, tutte mettono decisamente in ridicolo l'iniziativa presidenziale. Che poi, a pensarci bene, imporre un look 'predefinito' alle donne, nel Paese che ha dato la spinta maggiore all'emancipazione femminile nella storia contemporanea, è davvero un controsenso.

Così come costruire muri e chiudere le frontiere in una società multietnica e multireligiosa come quella statunitense. Ma gli Stati Uniti saranno sempre il Paese dei grandi paradossi, se così non fosse Trump non avrebbe mai vinto le elezioni presidenziali.