Non si può dire che Kim Jong-un, "Rispettato Maresciallo" della Corea del Nord, pur nella sua imprevedibilità, non tenga fede alle promesse fatte, soprattutto se queste hanno il carattere e il sapore della sfida.

E questa volta Kim Jong-un ha gettato il suo guanto di sfida in un momento di rinnovata intesa tra Usa e Giappone, proprio quando, nel tardo pomeriggio della Florida, il neo-presidente americano Donald Trump stava andando a cena con il primo ministro giapponese Shinzo Abe, dopo aver giocato con lui a golf.

Immediata la reazione dei due leader, che hanno ovviamente deprecato il lancio del missile, definendolo un atto inaccettabile.

Il lancio

Alle 7:55 ora di Pyongyang (23:55 ora italiana), un Musudan, missile balistico a medio raggio, è stato lanciato verso il Giappone. Il lancio, che si inserisce in una serie di provocazioni attuate dalla Corea del Nord nei confronti degli Stati Uniti, per la gittata dell'ordigno non può rappresentare un pericolo per le coste degli Usa, ma potrebbe colpire Okinawa, sede di una grande base militare americana. Altro ipotetico bersaglio potrebbe essere l'isola di Guam, anch'essa importante strategicamente per gli States.

Alla luce di queste considerazioni oggettive appare evidente come, in realtà, Kim Jong-un abbia voluto lanciare un messaggio politicamente molto forte, proprio in concomitanza della visita del rappresentante del Giappone al nuovo presidente Trump, visita salutata entusiasticamente da quest'ultimo nei suoi tweet.

Un lancio annunciato

Il "Rispettabile Maresciallo" nordcoreano già da tempo ricorre alla strategia delle minacce, rivolte prevalentemente agli Stati Uniti e, conseguentemente, al suo alleato, il Giappone.

Nel suo delirio di onnipotenza, durante l'usuale discorso di Capodanno, Kim Jong-un aveva preannunciato il lancio del primo missile balistico intercontinentale, in grado di colpire le città degli Usa.

Ma evidentemente il suo sogno non trova ancora riscontro nella realtà, stante la gittata dell'ordigno lanciato stamane.

Si teme, però, che la Corea possa, in futuro, approntare armi ben più potenti, quali missili Icbm, e ci si interroga con notevole apprensione su quelle che potrebbero essere le conseguenze.

Trump, che sin dalle prime battute del suo contestato governo ha evidenziato una linea dura e intransigente da seguire, potrebbe reagire in maniera drasticamente risolutiva.

Di conseguenza tutte le promesse fatte nel corso della sua celebre campagna elettorale, di una soluzione "bonaria" delle tensioni in atto con l'imprevedibile leader nordcoreano, potrebbero diventare solo un ricordo nebuloso da dimenticare.