Iracheno, 45 anni, il suo vero nome è lunghissimo. All'anagrafe si chiama Ibrahim al-Badri al-Samarrai ma è ricercato in tutto il Medio Oriente con il suo nome da califfo dell'autoproclamato Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi. Sulla sua sorte nelle ultime ore si è aperto l'ennesimo giallo: sarebbe rimasto gravemente ferito in un raid dell'aviazione irachena nel distretto di al-Qaim, al confine tra Iraq e Siria. Non ci sono conferme ufficiali e, ad onor del vero, non è la prima volta che al-Baghdadi viene dato per ferito, catturato o addirittura morto.

Quella che sembra certa, però, è la sua fuga da Mosul perché il destino di una delle principali roccaforti del califfato sembra ormai segnato, sotto l'attacco della forze curdo-irachene con il sostegno statunitense. La sua destinazione più probabile è Raqqa, 'capitale' dello Stato Islamico in Siria.

Califfo in fuga

Raqqa però non sarebbe la meta definitiva del suo viaggio, al-Baghdadi starebbe cercando di raggiungere la Libia. La situazione interna al Paese nordafricano, al momento, è molto più instabile rispetto a quella siriana dove è in atto una tregua tra il governo di Damasco ed i ribelli moderati e la possibile intesa tra Russia e Stati Uniti preannuncia tempi molto duri per l'Isis. La fuga del sedicente califfo avrebbe però subito una imprevista battuta d'arresto dalle parti di al-Qaim, a pochi chilometri dal confine siriano, dove era in corso un vertice di alcuni capi dell'Isis.

Lo svolgimento del summit sembra l'unica notizia certa, il luogo è stato individuato e bombardato dagli F-16 in dotazione all'aeronautica militare di Baghdad. Sono 13 i presunti leader dello Stato Islamico morti nel raid ma il nome di al-Baghdadi non è presente nella lista riportata dal comando militare.

Il bombardamento di al-Qaim

La notizia del possibile ferimento del leader dell'Isis è stata diffusa da al-Hurra, emittente satellitare statunitense in lingua araba. La fonte è quella dei servizi segreti iracheni, secondo cui il bombardamento ha avuto luogo il 9 febbraio e sul posto era presente anche Abu Bakr al-Baghdadi. Il califfo non risulta tra i morti accertati ma "l'attacco ha causato il suo ferimento in maniera grave e per questo motivo al-Baghdadi è stato trasferito in Siria".

Ad onor del vero, la notizia che il leader dello Stato Islamico sia giunto a Raqqa è antecedente alla data dell'attacco ma proprio il 9 febbraio, e la fonte in questo caso è il comando militare iracheno, avrebbe lasciato la roccaforte siriana per raggiungere al-Qaim e partecipare al vertice con alcuni tra i più importanti capi del califfato nero. Un incontro che testimonierebbe la sua volontà di tenere aperti i contatti con Mosul nonostante la sua fuga.

Se il leader muore, chi è il successore?

Se la notizia del ferimento grave di al-Baghdadi corrisponde al vero, sarebbe un successo enorme della coalizione anti-Isis che nei giorni scorsi aveva individuato ed eliminato un altro personaggio di spicco nelle gerarchie del califfato.

La morte di Rachid Kassim, ucciso da un drone statunitense a Mosul, è colpo durissimo per il Daesh considerato che sarebbe venuto meno uno dei principali reclutatori di cellule jihadiste in Europa. Oltretutto, se il califfo dovesse perdere la vita non è semplice individuarne il possibile successore. Alcuni dei papabili sono stati uccisi nel corso degli ultimi anni, ad oggi l'uomo più influente dopo al-Baghdadi sembrerebbe Abu Bakr al-Khatouni, comandante del consiglio supremo dello Stato Islamico (Shura, ndr). Il nome nuovo è invece quello di Gulmurad Khalimov, 41 anni, originario del Tagikistan, nominato ministro della guerra dopo aver guidato lo scorso dicembre la brillante operazione militare in Siria che ha portato alla riconquista di Palmira. Entrambi sarebbero però impegnati nella difesa di Mosul.