"Sono finalmente arrivato in Svizzera, ma senza l'aiuto del mio Stato." Queste le ultime parole di Fabiano Antoniani, in arte dj Fabo, una volta terminato quello che è stato il suo ultimo viaggio, quello verso la fine del suo duro calvario fino alla clinica in cui si opera il Suicidio assistito. È stato lungo e difficoltoso percorrere quei 240 km che separano Pfaffikon dove si trova la clinica Dignitas, da Milano dove Dj Fabo abitava. Cinque ore di auto su una monovolume grigia adattata per ospitare la carrozzina, con l'ardua difficoltà di riuscire ad assicurare la respirazione continua a Dj Fabo.

La clinica si trova in mezzo al verde, c'è anche un laghetto artificiale lì nel giardino con un airone di legno nel mezzo. Ad accompagnare Dj Fabo, il rappresentante dell'associazione Luca Coscioni Marco Cappato. L'esponente rischia 12 anni di carcere per "aiuto al suicidio"; intanto ha dichiarato che oggi, 28 febbraio, alle 14,45 si presenterà spontaneamente alle pubbliche autorità per autodenunciarsi.

Dopo i vari esami di accertamento, Dj Fabo è risultato idoneo e si è aperta la strada verso la libertà. Poteva ancora ripensarci il dj, ma ciò non è avvenuto. Da mesi sognava il momento in cui si sarebbe liberato dalla schiavitù di una vita che non sentiva più sua.

Prima della partenza per la Svizzera, Dj Fabo ha lasciato uno scritto all'associazione di Luca Coscioni: una sorta di testamento in cui il Dj parla di sé e della decisione più difficile della sua vita.

Vediamo in sintesi i contenuti.

C'era una volta Dj Fabo, il ribelle

Inizia la lettera ripercorrendo la sua infanzia e parlando del suo carattere vivace, spensierato, con una gran voglia di vivere addosso, un ribelle, così si autodefinisce. Aveva fatto diversi lavori (geometra, broker assicurativo per esempio) prima di seguire quella che era la sua passione da sempre: la musica.

Proprio per assecondare questa sua inclinazione, lasciò un posto fisso per occuparsi solo di musica e farla divenire un lavoro vero e proprio. Per otto mesi all'anno si trasferisce a Goa, in India, per cinque anni di seguito. È molto conosciuto ed apprezzato come dj, facendo ballare tantissime persone ad ogni serata.

Questa vita improvvisamente si interrompe il 13 giugno 2014, quando in seguito ad un incidente stradale Dj Fabo è divenuto cieco e tetraplegico.

È calato il buio nella vita di questo ragazzo così solare. Costretto a letto, impossibilitato a muovere anche un solo dito ed in mezzo alle mille difficoltà che ciò comporta (la più banale: l'impossibilità di grattarsi). Un inferno, una gabbia per lui.

Valeria: l'amore più forte di tutto

Non è stato mai solo Dj Fabo in tutta questa triste storia: accanto a lui Valeria, la sua fidanzata da dieci anni. "È il mio angelo custode" diceva lui ed aveva ragione: Valeria lo ha accudito ogni giorno nel nome di un amore smisurato, cercando anche di fargli vivere una vita nei limiti normale. Insieme hanno cercato tutte le cure possibili, ma poi si è dovuta arrendere anche lei. Valeria ha accettato la decisione del suo fidanzato e ne è divenuta la voce parlante.

Lei, d'altronde, lo sapeva che per Dj Fabo non era vivere quello, ma sopravvivere perché per lui contava più la qualità della quantità. L'eutanasia era l'unica soluzione rimasta per lui. Valeria ricorda che il suo fidanzato ha sempre voluto decidere in prima persona della sua vita e così è stato anche questa volta, per l'ultima nella sua vita.