Cosmopolita e famosa in tutto il mondo, anche il paradiso dell'isola azzurra non si sottrae alle polemiche sull'accoglienza dei migranti. Il comune di #capri, infatti, secondo i piani previsti dalla Prefettura, dovrà ospitare 23 richiedenti asilo, mentre ad Anacapri saranno dirottate altre 22 persone. E la polemica corre ovviamente sui social network, dove si sprecano i commenti - in alcuni casi razzisti e dispregiativi - che poco si sposano con la vocazione turistica dell'isola e con le migliaia di persone che vi sbarcano ogni giorno provenienti da ogni parte del mondo.

“Stranieri, si – commentano i maligni – ma con portafogli gonfi o come manodopera a basso costo”. Eh si, perché a Capri di comunità straniere ve ne sono già a bizzeffe: polacchi, rumeni, ucraini, russi, srilankesi, portoricani, marocchini e tanti altri. Sono centinaia gli immigrati che da decenni lavorano e risiedono stabilmente sull'isola, perfettamente inseriti nel contesto isolano ed impiegati nei più diversi settori, dalle strutture ricettive all'edilizia, alle cucine dei ristoranti di lusso, ma anche come colf, bambinaie e badanti in case e ville private. Ecco perché suona strano che su un'isola, che in passato ha sempre accolto personalità stravaganti, eclettiche e scandalose che l'hanno eletta rifugio prediletto, oggi ci si schieri – non nella quasi totalità della comunità – contro solidarietà ed ospitalità, facendo da muro con opposizioni sterili, scetticismo e totale chiusura.

Ma di cosa hanno paura gli abitanti di #Capri? Innanzitutto della cattività pubblicità che potrebbe portare ad un calo delle presenze turistiche (?), di un eventuale processione senza fine di Rifugiati, clandestini, immigrati pronti a invadere l'isoletta più ambita per la passerella di vip, starlette e calciatori. Qualcuno ha paura delle malattie, altri vorrebbero ospitare solo donne e bambini, altri ancora tuonano “prima gli Italiani ed i terremotati” e finanche altri si lanciano in diatribe politiche con posizioni estremiste e razziste per offendere chiunque la pensi diversamente.

I dibattiti tra favorevoli e contrari sono ormai all'ordine del giorno e basta un niente per riaccendere la miccia dello scontro.

Ad Anacapri, dove avrebbero già individuato e comunicato in Prefettura le tre strutture (Faro di Punta Carena, Villa Orlandi e l'ex Osservatorio del Cnr) che dovrebbero ospitare i 22 rifugiati, su tutti si eleva la voce del sindaco Franco Cerrotta, che ha dichiarato che di essere già al lavoro per “redigere un progetto di integrazione che preveda corsi di italiano, di informatica, di lettura, di storia e anche un eventuale inserimento lavorativo”.

Anche a #Capri il primo cittadino, Gianni De Martino, si è detto pronto ad accogliere 23 richiedenti asilo ed ha avviato le operazioni per procedere ad uno screening di immobili del patrimonio di enti pubblici attualmente inutilizzati e nel contempo è partita anche la ricerca di strutture private interessate all’accoglienza. Alle voci dei due sindaci isolani si è aggiunta poi quella dei membri dei Forum dei Giovani di Capri ed Anacapri, protagonisti di una dimostrazione simbolica e pacifica volta a testimoniare il loro assenso alla possibilità di ospitare una quarantina di rifugiati.

Con uno striscione sul quale troneggiava la scritta “Welcome” - con la lettera “m” sostituita dai Faraglioni – i giovani isolani si sono fotografati all'ingresso del porto di #Capri ed hanno poi postato la foto sui social con un messaggio eloquente con il quale hanno invitato i loro concittadini a collaborare e rivedere le dure posizioni che hanno fornito un'immagine dell'isola dalla quale non si sentono affatto rappresentanti.

“Siamo assolutamente convinti che l’isola possa mostrare la parte migliore di sé e ed essere un modello positivo di tolleranza ed integrazione”, hanno dichiarato i giovani isolani, confermando il loro impegno affinché Capri possa dimostrarsi ancora come luogo di difesa e cura della dignità di ogni persona.