Un piccolo telescopio, dentro quello che sembra un garage nel deserto di Atacama in Cile, voluto da un astronomo belga, ha scoperto dei pianeti che potrebbero ospitare la vita, l'ha confermato poco fa, 22 febbraio, la Nasa. Il nome che Michael Gillon, astrofisico dell'Università di Liegi ha dato al telescopio e alla stella, intorno alla quale girano i pianeti, è Trappist-1, come fosse una birra.

La scoperta lo scorso maggio

La scoperta iniziale risale al maggio scorso quando Gillon ha scoperto un sistema di tre pianeti che orbitano intorno ad una stella diversa dal sole.

Per dimensione i tre sono simili alla Terra e girano intorno ad una "Nana rossa" il tipo più piccolo di stella dell'Universo, per intenderci le Nane gialle sono come il nostro Sole che si trova nella Costellazione dell'Acquario, a 39 anni luce da noi.

Le "Nane rosse" sono stelle che possono vivere moltissimo, 4-5 mila miliardi di anni, mentre il Sole vivrà appena, si fa per dire, 10 miliardi di anni ed è a metà della sua vita. Anche per questo negli ultimi anni, gli astronomi hanno maturato la convinzione che, se nell'Universo c'è vita, va bene e va cercata sui pianeti che ruotano intorno alle "Nane rosse", stelle poco luminose e calde, ma molto stabili e longeve.

Nuove forme di vita

Nel sistema Trappist finora si conosceva la dimensione dei tre pianeti, ma non le caratteristiche della superficie, il materiale di cui è composta.

Per questo la NASA ha puntato altri telescopi sulla stella, tra cui Hubble e poco fa l'Ente Spaziale americano ha messo il suo cappello su questa scoperta, annunciando che i pianeti sono sette e che l'atmosfera sarebbe compatibile con forme di vita.

La nuova sfida adesso è saperne di più sul sistema planetario di Trappist e in attesa dei futuri giganteschi telescopi basati a terra, il telescopio spaziale James Webb che la Nasa si prepara a lanciare nel 2018 potrà già dare risposte interessanti.

E' il fascino della conquista e della scoperta dello spazio che ha animato tante generazioni prima di quelle dei nostri giorni. D'altronde chi 50 anni fa poté partecipare da spettatore a quella che fu la gara appunto per lo spazio e poi lo sbarco sulla Luna non può dimenticare quanto è forte il sogno che si lega allo studio e alla scoperta di cosa c'è fuori dal nostro pianeta e tante speranze per le generazioni future.