È arrivata oggi la seconda sentenza sul caso dell'omicidio di Elena Ceste. Si tratta di un omicidio con varie sfaccettature su cui si discute da circa tre anni.

Michele Buoninconti è stato nuovamente giudicato colpevole dell'omicidio della moglie Elena Ceste. Questa volta si è espressa la Corte d'Assise d'Appello di torino che ha confermato la condanna del primo grado di giudizio a 30 anni di reclusione ed ha disposto questa volta anche il sequestro conservativo del patrimonio di Buoninconti (alcuni conto correnti e un terzo della casa) a tutela dei figli tuttora minori ed affidati ai nonni.

Il parere della parti in causa

La sentenza della corte d'assise d'appello soddisfa la parte civile del processo in quanto salvaguarda il futuro dei figli del vigile del fuoco di Costigliole d'Asti e di Elena Ceste. Critiche alla precedente linea difensiva invece sono state espresse dalla difesa di Buoninconti che ritengono che la scelta del rito abbreviato non abbia permesso di svolgere ulteriori approfondimenti penalizzando l'imputato. Inoltre secondo la difesa sono molti ancora gli angoli bui della cosiddetta verità processuale. Ad oggi infatti non è stato possibile chiarire inequivocabilmente quando, dove e in che modo Elena Ceste è stata uccisa. Conseguentemente non sarebbe possibile nemmeno dire se sia stato un delitto premeditato, volontario o di impeto.

Ricordiamo che...

Ricordiamo che la donna era scomparsa da casa, a Costigliole d'Asti, il 24 gennaio 2014 e ritrovata cadavere nove mesi dopo il 18 ottobre 2014 in un canale poco distante dell'abitazione dove la coppia viveva con i quattro figli. Qualche giorno dopo il ritrovamento del cadavere, il 24 ottobre 2014 Michele Buoninconti era stato indagato e poi arrestato il 29 gennaio 2015.

La condanna in primo grado a 30 anni, con abbreviato, era stata emessa il 4 novembre 2015.

Sarà ora interessante valutare il ricorso in Cassazione che potrà essere promosso dalla Difesa di Buoninconti dopo la pubblicazione della sentenza di secondo grado.

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