Possiamo tranquillamente affermare che "tutto il mondo è Paese". La dimostrazione che quest'affermazione corrisponde alla realtà, viene proprio dai parenti delle vittime delle due stragi compiute dai terroristi alla stazione della metropolitana di Maelbeek, e all'aeroporto di Zaventem, in Belgio. Ma procediamo con ordine, e cerchiamo di ricostruire quei lunghi minuti di terrore che hanno trasformato una giornata come tante in una delle più nere della storia di questo Paese.

Sono le 7:58: nella sala delle partenze dell'aeroporto di Zaventem viene fatta esplodere una bomba.

Esattamente nove secondi dopo, un altro forte boato sconquassa l'altra parte della stessa area. Tra la folla presente si scatena il panico. Immediatamente le forze dell'ordine intervengono per far evacuare l'aeroporto e, durante le perlustrazioni, trovano una terza bomba fortunatamente inesplosa.

Trascorrono due ore e un altro ordigno esplode nella stazione della metropolitana di Maelbeek. Il bilancio delle vittime dei due attentati è molto alto: si parla di 32 morti e di centinaia di feriti, alcuni dei quali anche molto gravi.

Oggi è trascorso un anno esatto da quella giornata, e il popolo belga ha voluto rendere omaggio alle vittime di questa assurda strage. Purtroppo, oltre alla rabbia per quanto accaduto, i parenti delle vittime accusano gli organi governativi di non prestare la giusta attenzione e il meritato rispetto nei confronti dei deceduti.

Sembra, infatti, che i risarcimenti per i danni subiti vengano erogati con molta lentezza, seppelliti sotto una marea di inutile burocrazia.

Nel corso di un'intervista, il primo ministro belga ha riconosciuto con immenso rammarico che le pratiche di risarcimento non sono state eseguite con sollecitudine, come invece ci si poteva auspicare in un Paese come il Belgio.

Il leader politico, inoltre, ha spiegato che questo compito spetta alle assicurazioni, ma che purtroppo diventa molto difficoltoso stabilire in termini di denaro quale sia l'ammontare dei danni materiali subiti da ogni singolo individuo.

Al termine dell'intervista, il primo ministro si è personalmente impegnato a cercare una soluzione a questo deplorevole problema, promettendo a tutti i familiari una rapida conclusione della vicenda.